Dettagli Recensione
Cecità lattiginosa, il mal bianco.
Non è un classico libro post apocalittico.
Non è una cecità nera e buia, è qualcosa che entra negli occhi, come un mare di latte.
Non ci sono personaggi ben definiti, i protagonisti vengono distinti per ciò che li caratterizza: la ragazza dagli occhiali scuri, il ragazzino strabico, l’uomo dalla benda nera, la moglie del medico.
Non ci sono dialoghi diretti, come se tutto il libro fosse raccontato dalla voce dell’autore.
Pochi punti, molte virgole.
Non è la cecità in quanto tale ad essere la protagonista di questo libro, ma la reazione psicologica di ogni individuo alla cecità stessa dovuta al contagio.
Troviamo indifferenza, istinto di sopravvivenza, paura, abbandono e impotenza.
Alcuni reagiscono diventando abusatori di potere, violentatori carnali, ladri e persino assassini.
La mancanza di un senso che è la vista non fa perdere solo la stessa ma anche la ragione.
Non c’è traccia di lieto fine.
Ma basta solo guardare fuori dalla finestra, o ascoltare i telegiornali per capire che a questo mondo non c’è più umanità.
Questo libro non è servito a farmi capire qualcosa di nuovo ma semmai a ricordarmi ciò che già so.
Ad alcuni ha aperto gli occhi, io sto già convivendo con questo mondo.
Lo consiglio forse ad un target di lettore più giovane.
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Commenti
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Grazie del consiglio, darò un’altra possibilità a Saramago leggendo “le intermittenze della morte”.
Forse mi sono spiegata male,
La frase “non c’è traccia di lieto fine” non è tale in quanto conclusione del libro, ma volevo solo trasporre l’umore dei protagonisti “torneremo mai a vedere?”questa frase è spesso rindondante.
Anche perché, essendo una mia recensione, personalmente preferisco non anticipare al futuro lettore finali o scene che potrebbero rovinare il gusto della lettura.
Anche per le prossime recensioni, darò solo qualche piccola opinione personale.
Ciao!
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