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La perfezione è attorno a noi
Ci sono libri che hanno il pregio di toccare le corde del cuore, che affrontano argomenti e tematiche esistenziali e profondamente intimistiche, tanto che quando capita di imbattersi in uno di questi, il lettore già sa che conserverà nel tempo un piacevole ricordo. “Semplicemente perfetto” dello scrittore norvegese Jostein Gaarder, noto ai più per libri di notevole successo come “La ragazza delle arance” ed “Il mondo di Sofia”, è annoverato tra quelli per l’appunto, considerata la delicatezza e sensibilità dell’autore nel trattare situazioni particolarmente drammatiche nella vita di un essere umano.
Nel titolo, di per sé emblematico, è sintetizzato tutto il contenuto del libro: quella semplice perfezione che molto spesso trascuriamo di considerare anche se l’abbiamo davanti agli occhi e che può assumere diverse declinazioni. Può trattarsi infatti della semplice perfezione di una relazione amorosa, tra un ragazzo ed una ragazza che si conoscono all’università e capiscono subito di essere fatti l’uno per l’altra, come nel caso dei due protagonisti della storia, ma può anche essere la semplice perfezione del mondo in cui viviamo. Di questa sapiente combinazione di atomi e molecole che si è manifestata a seguito del “Big Bang” dal quale miliardi di anni fa è nato l’universo e la vita come la intendiamo oggi. Albert, il protagonista maschile, si interroga e compie queste riflessioni nel momento più difficile e buio della propria vita, quando sembra che la speranza venga a mancare e si sente il bisogno di ritirarsi a riflettere, in solitudine, magari all’interno della baita di proprietà immersa nella foresta norvegese, trovando ristoro per la vista e per la mente davanti alle acque di un gelido e azzurro lago. Le domande esistenziali che si pone Albert sono quelle che, probabilmente, qualsiasi essere umano che si sente con le spalle al muro comincerebbe a porsi. Per il lettore pertanto diventa naturale identificarsi con lui, provando una forte simpatia e un senso di solidarietà crescente. Albert cerca di risalire all’origine di tutto il creato, ipotizzando “la presenza di un’entità dietro le leggi fisiche, una sorta di intelligenza che ha progettato tutto”. Allo stesso tempo non scarta nemmeno l’ipotesi scientifica che dal caso “in un colpo solo sorgano infiniti universi, come bolle isolate…….ma che la maggiore parte di esse sia instabile e condannata a naufragare perché non ha i valori giusti”. E’ lo stesso Albert a svelare al lettore il perché di questi quesiti esistenziali e la risposta sta nella “speranza”, elemento così naturale e tipico degli esseri umani. La speranza di potercela fare, di sopravvivere e continuare ad esistere in questo mondo, in cui pur avendo coscienza della propria caducità, si riconosce allo stesso tempo la propria appartenenza al genere umano che comunque continuerà a esistere (“Una cosa abbiamo tutti in comune: a turno ci spegneremo. Ma il falò continua a bruciare, a propagare scintille energico come prima”).
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