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ANNO NUOVO VITA NUOVA
Qual è tra i desideri più anelati dall’essere umano? Quello più insito in ognuno di noi?.... Forse la vita eterna, ebbene cosa succederebbe se la morte smettesse all’improvviso di fare il proprio dovere? In perfetta linea con il suo stile narrativo, Saramago ci racconta di una favola moderna, ambientato in un luogo non precisato ragion per cui potrebbe essere ovunque e per tutti. Il primo giorno del nuovo anno, così all’improvviso senza nessuna avvisaglia, le persone smettono di morire, tra le prime reazioni sicuramente c’è stupore ma anche gioia tra la popolazione in generale che finalmente ha ottenuto ciò in cui ha sempre sperato, ma poco alla volta non manca anche la costernazione tra politici e religiosi. Poi arriva il dover fare i conti con la realtà, le famiglie sono costrette a prendersi cura di persone la cui vita non ha fatto il suo “naturale” o “innaturale” corso, persone che pur essendo in uno stato terminale non possono e non riescono a morire, le polizze di assicurazione sulla vita diventano prive di significato, le agenzie funebri sono ridotte a organizzare sepolture per cani, gatti, criceti e pappagalli, che ne sarà della fede quando non si ha più paura della morte, quando non ci sarà più la necessità di sperare almeno di continuare a vivere nell’aldilà? Ma giusto il tempo di far assaporare la vita eterna con gli annessi e connessi che la morte rientra in campo con un nuovo colpo di scena, dopo qualche mese infatti la morte rientra a far parte di nuovo della vita delle persone inviando una serie di letterine viola con le quali annuncia e preavvisa la dipartita dei destiantari....
In questo testo Saramago si riconferma “Saramago” caratterizzato dalla sua solita scrittura dove la punteggiatura è scarsa e all’improvviso, da bravo narratore quale è, interviene nel racconto per meglio spiegare il susseguirsi degli eventi e con opinioni al limite del personale, sembra quasi che al sorgere di un pensiero nella sua mente d’impulso questo venga scritto, cosicché il racconto nasce, cresce e si sviluppa dinanzi al lettore. Si riconferma “Saramago” perché da una situazione totalmente assurda (in questo caso la morte che cessa di esistere, ma anche in Cecità dove un’intera popolazione poco alla volta smette di vedere) riesce a raccontare l’essenza dei comportamenti umani nel bene e nel male e a fronte di un’iniziale situazione imprevedibile la serie di eventi che ne sussegue rende la situazione stessa perfettamente credibile. E’ “Saramago” perché riesce a dare personalità alla morte, una morte che, in prima persona, ci tiene a precisare che è una morte con la “m” minuscola non con la “M” maiuscola perché la Morte, quella vera, è qualcosa di talmente terribile che l’essere umano non riesce neanche a immaginare perché sarebbe la fine di tutto e non un naturale “rigenerarsi” della vita, è una morte umile che si cala nei panni dell’umanità, è un personaggio verso il quale, attraverso la potenza della parole di Saramago, si riesce a provare empatia.
E’ “Saramago” perché con geniale ironia, una pungente satira e una penna brillante ci fa riflettere su uno dei temi che più tocca la nostra sensibilità, un tema che per noi è faticoso comprendere e accettare quando tocca la nostra pelle e ancor di più quella delle persone che amiamo. Vorremmo che la morte non esistesse più ma saremmo in grado di gestire l’eternità? Per quanto ingiusta ci sembri la morte, sarebbe altrettanto giusta la vita eterna? Abbiamo il diritto, per noi stessi e per altri, di scegliere tra la vita e la morte?
E’ inutile aggiungere altro per spiegare quanto mi sia piaciuto questo romanzo, SARAMAGO (scelgo volontariamente tutto maiuscolo per la sua grandezza) egli stesso è la prova che una sorta di eternità esiste, in quanto nonostante fisicamente non sia più tra noi, la magnificenza e il suo genio rimane presente e vivo attraverso le sue opere.