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Indiani d'Inghilterra
Seguendo il filone indiano rappresentato in un passato recente dai romanzi di Dominique Lapierre, dopo aver conosciuto le interessanti opere letterarie di Neel Mukherjee, sono andato a scoprire quest’ autore inglese, indiano di discendenza paterna. Direte che mi manca colpevolmente Gregory David Roberts: un passo per volta…
Siamo di fronte a una cultura e tradizioni sensibilmente lontane dal nostro mondo contemporaneo. Giungono spesso alle nostre orecchie testimonianze entusiaste di esperienze indimenticabili lungo le rive del Gange o in severi monasteri induisti. Un’esaltazione che contrasta con chi ha vissuto o conosciuto dai racconti dei propri avi il calvario della maggior parte degli abitanti di quell’immensa nazione e se n’è reso testimone sulle pagine di un libro.
Tochi, Randeep, Avtar e Narinder – i primi tre di sesso maschile, mentre la quarta è una giovane e bella ragazza – abbandonano il loro paese natale per raggiungere la favolosa Inghilterra. Che sia una favola quella che è stata raccontata loro è chiaro fin dai primi giorni vissuti sul suolo britannico. Un sogno che s’infrange contro una realtà di stenti e umiliazioni, una miseria ancor maggiore di quella dalla quale sono fuggiti.
Essi rimangono imprigionati dalla loro scelta in un mondo che vorrebbero abbandonare ma che li costringe a combattere quotidianamente per un letto e un po’ di cibo, impedendogli di far ritorno sui propri passi. Disperazione e povertà. Una storia d’immigrazione che, pur essendo di attualità da decenni, sfiora i nostri sensi raramente dalle pagine dei giornali o, per pochi minuti, dallo schermo di un televisore.
Vorrei dare un avvertimento poiché la religione e le usanze indiane sono sconosciute a molti di noi.
Poco importa non conoscere il “roti”: pane tipico dell'Asia meridionale fatto di un tipo di farina integrale macinata a pietra (nota come farina atta), consumato in India, Pakistan, Bangladesh, Nepal e Sri Lanka.
Forse si può evitare di sapere cosa sia un “chunni”: un Chunni o Dupatta è una sciarpa lunga che è essenziale per molti abiti delle donne indiane e dell'Asia meridionale.
Certamente è vantaggioso avere idea di cosa sia un “gurdwara”: letteralmente "la porta del Guru", luogo di culto del Sikhismo, tempio e luogo di riunione allo stesso tempo.
Oppure utile è immaginare cosa significhi essere un “chamar”: una delle comunità indigene dell'India che dopo l'indipendenza è stata classificata in caste programmate. Questa è anche una delle tante comunità emarginate cui hanno negato i diritti umani di base sotto il famigerato sistema di caste (Varna-Vyavastha) dei brahmani indù.
Il libro è colmo di termini sconosciuti a noi europei, non a tal punto da “ingolfare” la scorrevolezza del testo.
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