Dettagli Recensione
Senso insensato
C’è un presente oscuro, multiforme, veloce, cangiante, insopportabile, un tempo in cui si può cercare di vivere, o sopravvivere, ma che riflette l’ impossibilità di creare rapporti umani, un tempo divenuto complesso, duro, spietato con i deboli, che non mantiene quasi mai le promesse, con una socialità che distrugge l’ amore.
Ed allora, per un’ anima semplice, calata per anni in una situazione siffatta, un uomo occidentale nella sua età di mezzo, un lavoro soddisfacente ( economicamente ) presso il ministero dell’ Agricoltura, una noiosa fidanzata giapponese ( Yuzu ) marcatamente snob e sessualmente disinibita, due genitori trovati abbracciati in un letto di morte, un ex amore tradito ed ancora rimpianto ( Camille ), un solo vecchio amico che riflette un passato logoro e lontano ( Aymeric ), è troppo tardi per sperare, rimpiangere, disperarsi e cambiare.
Un passato di gioie ( poche ) e rimpianti ( molti ), il presente un annullamento deprimente, un futuro ormai inaccessibile, ma ciascuno ha costruito da se’ il meccanismo della propria infelicita’.
A Florent-Claude Labroust, solo e depresso, senza parenti ne’ amici, con un bisogno di rapporti sociali del tutto azzerato, privo di reali motivazioni per vivere e per morire, deluso dalla sua vita precedente, non resta che ingoiare pasticche ( Captorix, un potente antidepressivo), bere, fumare ed assumere un comportamento incomprensibile, scioccante, erratico.
In un mondo insopportabile qualsiasi volontà è azzerata, ma ogni disperazione può essere mantenuta a livelli accettabili, in fondo si può vivere disperando ( come la maggior parte della gente).
Inizia un percorso a ritroso nei luoghi di un passato condiviso, con una strana volontà di tracciare un bilancio di una vita e la certezza che la propria esistenza si sta indirizzando verso la morte, ha inizio la vita di uno scomparso volontario di cui il romanzo è la cruda e spietata rappresentazione.
Tutto inizia e finisce, nella indifferenza altrui, nell’ impossibilità di tornare al passato, nella propria insipienza, nella tormentata ricerca di un senso, in quegli scorci di puro amore che si sono negati, nella solitudine più sola.
Il nuovo romanzo di Houellebecq alterna come suo solito pagine di acuto sarcasmo spietatamente reali e situazioni surreali atrocemente caustiche, eccessive, scostanti, nauseabonde, tratti di nostalgico romanticismo, a dissertazioni intellettuali socio-politico-filosofiche, ponendosi su un piedistallo di onniscienza sfociante in snobismo e sciovinismo piuttosto stucchevoli .
Ma in questo romanzo prevale il respiro del protagonista che sfocia in una umanità dissacrante e spietatamente vera, del tutto solo di fronte ad un mondo incomprensibile, piuttosto lucido ( nonostante l’ annebbiamento farmacologico ) nel riconoscere ed accusare la propria debolezza e noncuranza e nel denunciare la disperazione dell’ anestesia del presente, unico modo per tollerare l’intollerabile.
In realtà quella pasticca bianca, effimera panacea, nulla risolve, se non ovattare una assenza, la propria, ormai viva presenza, dando voce ad una disperazione e rassegnazione imperanti e per nulla consolatorie.
Indicazioni utili
Commenti
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |
Ordina
|
Per me Houllebecq , pur con tutti i suoi difetti ,è un signor scrittore e "Serotonina " uno dei pochissimi
libri che , in questi ultimi anni ,abbia suscitato il mio entusiasmo.
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |
Guardo questo autore con perplessità. Dubito di autori che hanno raggiunto la notorietà per aspetti extra-letterari.