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questioni etiche
Protagonista del romanzo è Fiona, Giudice non più giovanissima dell'alta corte di Londra, specializzata in diritto di famiglia. Questa figura viene tratteggiata dall'Autore in modo approfondito sia nella sua vita privata che in quella professionale; per entrambi questi ambiti vengono suggeriti importanti spunti di riflessione. Intanto, come si fa ad operare una scissione netta fra queste parti? Alcuni aspetti di noi si travasano dall'una all'altra dimensione e non è scontato riuscire a coniugare opportunamente l'agire professionale con i vissuti personali. Conosciamo Fiona in un momento di crisi coniugale, perché l'ancora attraente marito le confessa interesse sessuale per una giovane donna.
Parallelamente Fiona lavora in maniera intensa ed appassionata a situazioni drammatiche che arrivano in Tribunale, situazioni che pongono anche questioni etiche legate al diritto (o meno) dell'essere umano di decidere per la vita degli altri, che riguardano la responsabilità in capo ad un soggetto nel trattare questioni che toccano la vita altrui e l'impatto che tali decisioni hanno sull'altro: fino a che punto, e legittimati da chi o da che cosa, possiamo entrare, giudicare, intrometterci nella sfera altrui e decidere per essi? E nella vita privata, ha diritto Fiona a trattenere il marito che con la massima onestà le confessa attrazione per un'altra, argomentando tale attrazione con elementi oggettivi? (il loro distacco emotivo come coppia, distacco che tra l'altro Fiona non nega, ammettendo di essere stata assorbita dal lavoro).
Il nocciolo del romanzo sta nella vicenda di Adam Henry, un ragazzo alla soglia dei 18 anni, testimone di Geova, in punto di morte perché rifiuta una trasfusione. Fiona con una sentenza permette ai medici di procedere con la trasfusione anche se rifiutata dal ragazzo e dai familiari. In questa situazione la "nostra" Giudice protagonista, che si può ipotizzare abbia sofferto per la mancata maternità, vedendo forse in Adam il figlio non avuto, lascia emergere un'importante dimensione emotiva ed umana, avvicinandosi al ragazzo, ma "abbandonandolo" poco dopo, nascondendosi dietro il ruolo professionale e innalzando difese. Adam si ritrova disorientato, senza un punto di riferimento, immaginava che colei che gli aveva ri-concesso la vita, la potesse anche riempire di "qualcosa". Adam sperimenta così una sensazione di tradimento e lascia infine Fiona piena di sensi di colpa.
La vicenda è servita a Fiona anche per dare a se stessa una rappresentazione più umana: prima risoluta nel non cedere alla richiesta del marito che di fatto le chiede di avallare le sue scappatelle, si scopre poi lei stessa debole e "umana" e la coppia infine si riavvicina.
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