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Indecifrabile dissolvenza
Faye è tornata in una Londra dove non sembra essere cambiato molto durante la sua assenza con una vita da ricostruire dopo il fallimento matrimoniale, una nuova casa inagibile e completamente da ristrutturare, i propri figli trasferiti momentaneamente dal padre.
“ Transiti “ è la continuazione stanziale di “ Resoconto “ e ne asseconda il respiro d’ insieme, una prolungata dissertazione su frammenti di vita e sentimenti da parte di una caleidoscopica giostra di eterogenei personaggi.
Ciascuno da’ voce ad un pezzo di se’, Rachel ascolta e talvolta commenta, quasi da confidente, abbozzando la propria storia di cui ancora conosciamo ben poco, di certo continuando ad entrare ed uscire con indifferenza da tutte le altre.
Ancora non vi è uno scambio relazionale se non nell’ idea, ci si scontra con una vita cambiata rispetto al viaggio in una Atene sconosciuta e rovente e la necessità di guardare avanti rifuggendo da un passato dolente.
Gli altri sembrano esprimere e riflettere parte della sua storia, blandi momenti teorici di condivisione, esperienze a cui fare riferimento, semplici brandelli di vita.
Vecchi amici, corteggiatori, ex amanti, parenti, astrologi, parrucchieri, muratori, scrittori, vicini insolenti, ciascuno riporta un pezzo di se’, ricorda, vive, riflette, domanda.
Oggi questo è il suo essere, la fuga appartiene al passato, ma Faye è pronta ad affrontare il presente, o la sua scrittura da’ voce ad un mondo del tutto diverso, un misto tra sogno e trascendenza al di fuori di un reale poco accogliente e completamente diverso?
Il romanzo al momento non sembra offrire risposte, in attesa di un suo completamento ( nel terzo capitolo della saga ).
Permane un senso di frammentarietà e dissolvenza, di perdita e dolore protratto, la protagonista spaventata e smarrita di fronte ai semplici accadimenti, ignara del proprio destino.
Nel frattempo continua a non parlare di se’, se non indirettamente, e lo scorrere della sua vita devia su altro mentre i figli le raccontano al telefono sprazzi della propria quotidianità.
Probabilmente il senso della narrazione non include una storia, se non nel significato d’ insieme. Trattasi di un composito puzzle cognitivo-sentimentale, sprazzi di luce dissolta, una attesa protratta e quando il reale sfocia in un tentativo di racconto di semplici fatti perde la propria valenza ed essi svaniscono in altro, le dissertazioni e le chiose di Faye i soli momenti di essenza.
È per questo che una narrazione scarna e diretta siffatta poco si presta ad una lunga trama ( ed allora perche’ una saga in tre parti? ) ed e’ per questo che ritengo questa seconda parte non all’ altezza di “ Resoconto “, che nella propria micro dissociazione emozionale e relazionale meglio riflette l’ indecifrabile enigma della natura umana e la particolare scrittura di Rachel Cusk.