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Non lasciarmi
 
Non lasciarmi 2019-03-26 10:21:28 DanySanny
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
DanySanny Opinione inserita da DanySanny    26 Marzo, 2019
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Cosa rende l'uomo, uomo?

Qualche tempo fa, un filosofo italiano ha affermato, forse con leggerezza, forse per provocazione, che l’etica, quando si oppone alla scienza, diventa patetica. Eppure le possibilità del reale, nell’era della Tecnica, richiedono una riflessione, un limite, perché le conseguenze morali di una scoperta sono infinitamente oltre, spesso, alle nostre capacità di previsione. Se per la scienza tutto è esplorabile, l’etica circoscrive lo spazio inviolabile del sacro, della persona, uno spazio da preservare perché la vita, l’Altro, è l’ultimo orizzonte di senso. Ishiguro porta la dicotomia tra tecnica e morale alle estreme conseguenze e contemporaneamente scrive un romanzo di formazione durissimo. Cosa significa diventare adulti quando tutto è già deciso, quando ogni incognita è chiara e in nessun modo si può sfuggire all’ordine delle cose? E cosa succede quando si è costretti ad affrontare questi problemi, ancora troppo giovani, su un letto di ospedale, tra un intervento e l’altro, sognando una nave arenata tra le onde del mare?

Romanzo articolato, complesso da stratificare nei suoi piani di lettura, specialmente senza svelarne la trama, Non lasciarmi è una storia d’ambientazione distopica, ma mai interessata alla distopia. Ogni riferimento alla società, al governo, è annullato e i personaggi vivono come in una bolla sospesa, mentre gli uomini, quelli normali, si chiedono se loro siano in grado di provare qualcosa. Ed è l’arte, la bellezza, la speranza, sempre rassegnata, di un riconoscimento, di una autenticazione, lo spazio dove far vibrare lo spirito e gridare al mondo: esistiamo e proviamo anche noi quelle che provate voi. Etica, estetica e scienza si intrecciano nella narrazione elegiaca di Ishiguro, lasse e malinconiche, tra venti feroci e anime piegate, in un’umanità ipocrita e troppo spesso poco umana.

Molti gli elementi di riflessioni, forse troppi. La scrittura di Ishiguro, attenta, ma appena piatta, divagante, fatica a reggere una costruzione molto articolata, che nella parabola dall’infanzia alla precoce vecchiaia dei personaggi, nella suspense superflua, si spinge a riflettere su un problema cardine: cosa rende uomo l’uomo. Il libro si fa leggere con una certa difficoltà, come se fosse troppo spesso fuori dal punto focale del problema e tutto finisce per essere detto e non detto, affrontato e non affrontato. Un libro in cui si legge il tormento creativo dell’autore, che lascia traccia nella trama zigzagante e nella tensione intellettuale poco decisa. Detto questo, confesso che, finita la lettura, ho ripensato molto, per diversi giorni, al libro e ne ho ritrovata traccia in davvero molte delle “derive” contemporanee. Soprattutto Ishiguro mai fa pensare ad una ribellione dei personaggi, mai ad un’opposizione e forse in questo silenzio sta il messaggio migliore del libro: perché pochi, troppo pochi, sono quelli che vivono con senso e che hanno il coraggio di scardinare le coordinate cartesiane già decise della loro esistenza. Perché in fondo tutti noi siamo stati a Hilshaim, non una scuola, ma l’utopia della nostra umanità. E il giudizio del lettore non può che riflettere il turbamento dello scrittore.

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Commenti

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Daniele, dalla tua bella recensione colgo una certa insoddisfazione per questo libro, che non ho letto.
La scrittura di Isiguro solitamente mi convince. Qualche giorno fa mi sono stati regalati due suoi libri, "Notturni" e "Un arista del mondo fluttuante" : speriamo bene. Tu li conosci?
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DanySanny
26 Marzo, 2019
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Guarda Emilio. Ho aspettato molto prima di recensirlo, perché ha molti elementi positivi, buone idee, ma secondo me sviluppate male e alla fine lascia molti pensieri e poca soddisfazione dalla lettura in sé. Comunque molti miei amici lo hanno molto apprezzato, quindi credo sia uno di quei libri che ha la capacità di dividere il pubblico. Di lui ho letto solo questo, non so dirti degli altri, ma sembra un autore buono.
Io sono nella schiera di quelli che l'hanno amato! In compenso non mi entusiasmo' tanto "Quel che resta del giorno ". Secondo me Ishiguro comunque è un grandissimo scrittore, in grado di scrivere libri diversissimi nello stile e nei contenuti che in un modo o nell'altro lasciano sempre il segno.
Che noia tremenda questo libro e che delusione! Una vera e propria forzatura che mi ha insterilito: nessuna emozione. Bella la tua recensione che nonostante un giudizio tiepido mi permette di valutare altri aspetti che non avevo colto.
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DanySanny
27 Marzo, 2019
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Ciao Chiara! Mano a mano leggerò anche le vostre recensioni qui sotto! Come penso si intuisca, anche il mio giudizio è “schizofrenico”, io ho intravisto molti spunti, ma diciamo che ho come l’impressione siano stati sviluppati male. Il rischio è di sovrainteoretare, per mie derive, quello che invece il testo non dice. Magari leggero qualche sua altra opera e mi farò un’idea!
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DanySanny
27 Marzo, 2019
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Ciao Laura! Cogli il punto: molto poco trasporto emotivo. Poi ho intravisto molti temi, che mi sono anche cari, ma non è un libro che rileggerei. Mi ha creato molti problemi di gusto.
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