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Il difensore dell'alba d'argento ha perso...
Questo libro è la cronaca di due solitudini che si sfiorano.
Perché la vita va proprio così, spesso ci si incontra senza vedersi, ci si scontra senza davvero toccarsi, ci si guarda senza avere il tempo di riconoscersi, e forse quel che sarebbe potuto accadere non accadrà mai.
Mathilde e Thibauld, quarantenni parigini, stanno vivendo un momento difficilissimo della loro vita: lei vittima di un mobbing spietato e crudele, lui che lascia, suo malgrado, la donna di cui è innamorato perché non corrisposto come vorrebbe.
Non si conoscono, ma per 24 ore noi seguiremo i loro passi, la loro angoscia, la disperazione di chi è troppo stanco di lottare e vorrebbe solo due braccia a cui sostenersi e una spalla su cui abbandonarsi...
Due anime disperate che soccombono sotto il peso di una vita che sembra averli abbandonati.
La De Vigan è bravissima a farci vivere tutta l'angoscia e la tensione di Mathilde, la cui storia è terribilmente attuale: dai piani alti ai gabinetti è davvero un passo, soprattutto se ti permetti il lusso, anche solo per una volta, di commettere un piccolissimo atto di ribellione, ovvero di dissentire da chi detiene il potere...anche quello di distruggerti.
La sua sarà una lotta che la consumerà nel profondo...e neanche il "Difensore dell'Alba d'Argento" riuscirà a proteggerla dall'ingiustizia subita, dall'insopportabile isolamento a cui è stata confinata.
E la descrizione che ne fa l'autrice è feroce, ferocemente esatta e dettagliata.
Fa male.
La storia di Thibauld, a mio parere, è più debole, meno incisiva.
Ma in fondo sono complementari, due voci che ci raccontano due diverse forme di dolore, quello pubblico e quello privato.
Lavoro e amore.
Un libro che ci mostra il lato più buio di Parigi, quello dei sotterranei della metro dove se non sei veloce, se non stai al passo con la folla trascinante, devi fare un salto di lato, metterti da parte...
Mathilde e Thibauld non ce l'hanno fatta, non sono riusciti a tenere il passo, hanno ceduto, lasciato la presa.
Per non morire.