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Avventure della ragazza cattiva
 
Avventure della ragazza cattiva 2019-02-17 09:10:52 enricocaramuscio
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Stile 
 
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    17 Febbraio, 2019
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Il Nino Bueno e la Nina Mala

Lily la Cilenita. Arlette la Guerrigliera. Madame Arnoux. Mrs Richardson. Kuriko. Otilia la Peruanita. Chi è davvero la donna di cui è perdutamente innamorato Ricardo Somocurcio? Qual è la vera identità della Nina Mala, la ragazza cattiva che dà il titolo al libro? Perché continua a comparire e scomparire dalla vita del povero protagonista, ora ammaliandolo, seducendolo, illudendolo, ora scaricandolo, offendendolo, spezzandogli il cuore? Per scoprirlo potrebbe non bastare compiere una sorta di giro del mondo che parte da Miraflores, quartiere di Lima, e passa per le principali capitali europee, con puntatine anche in Estremo Oriente, nel cuore dell'Africa e nella Cuba rivoluzionaria. Potrebbe non essere sufficiente un'intera vita, dall'infanzia alla vecchiaia, passando per l'adolescenza, la giovinezza, l'età adulta. Per conoscerla veramente non basterà amarla alla follia, tremare di paura temendo di perderla, attendere ed accettare ogni suo ritorno, perdonarle ogni cattiveria e godere di ogni sua concessione. Il nostro Ricardo, il povero Pichiruchi, il Nino Bueno, se ne innamorerà appena adolescente per non guarire mai più, passando una vita alla sua totale mercé. Vargas Llosa propone una storia d'amore a tratti tragica, a tratti esilarante, con due singolari protagonisti le cui vicende sono il pretesto per raccontare spaccati di storia peruviana ed europea, aspetto fondamentale di un libro che altrimenti potrebbe apparire fin troppo leggero, una sorta di telenovela letteraria, scritta in ottima prosa, con un piglio brillante e coinvolgente, romantica e simpatica ma con una trama tutto sommato piatta, prevedibile e caratterizzata da un sentimentalismo in alcuni frangenti eccessivo. In un arco di tempo di circa mezzo secolo, Vargas Llosa ripercorre le vicende del suo paese. Uno stato devastato da violente e sanguinose lotte intestine, che portano a ripetuti golpe militari, rovesciamenti di governi, elezioni pilotate, atti di terrorismo politico, condannando di fatto tutti gli schieramenti in campo e denunciando le disparità economiche e sociali, lo sfruttamento delle masse, la mancanza di opportunità che porta i giovani ad espatriare in cerca di un futuro migliore e condanna chi resta ad una vita di rinunce, stenti, sottomissione. L'autore ci porta poi in un'Europa in pieno fermento. Si parte da Parigi, città affascinante e piena di opportunità, centro nevralgico della vita culturale europea e culla delle rivolte studentesche sessantottine. L'attenzione si sposta poi oltremanica, in una Londra hippie anni settanta, centro di avanguardia artistica, capitale mondiale di una rivoluzione psichedelica fatta di droga, rock'n'roll e amore libero. Si passa anche per Tokio, dove all'ordine, alla sobrietà, al perbenismo che traspare dalle strade durante il giorno, si contrappone la perversione, la mondanità, l'infuocata vita notturna. Si torna nel vecchio continente, in una Madrid povera ma fervente, dove artisti di ogni genere si incontrano in locali pieni di fumo ed effluvi alcolici. In questi cangianti contesti storico-geografici si muovono le disavventure amorose di due protagosti forti ed empatici, legati da un vincolo sentimentale viscerale, morboso, malato, però, o proprio per questo, invincibile, ineluttabile, capace di resistere alla distanza, all'orgoglio, alla malattia, alla morte. "Non sei ricco, ma un povero pichiruchi, - disse, furiosa. - Se lo fossi stato, non sarei andata né a Cuba, né a Londra, né in Giappone. Sarei rimasta con te da quella volta, quando mi hai fatto conoscere Parigi, e mi portavi in quei ristoranti orribili, da mendicanti. Ti ho sempre lasciato per certi ricchi che si rivelarono una schifezza. E così sono finita, un disastro. Sei contento che lo ammetta? Ti fa piacere sentirlo? Fai tutto questo per dimostrarmi quanto sei superiore a tutti loro, quanto mi sono persa con te? Perché lo fai, si può sapere? Perché così dev'essere, nina mala. Forse voglio guadagnarmi delle indulgenze e andarmene in cielo. Potrebbe anche essere che sia innamorato di te, ancora."

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Enrico, la tua recensione è bella, ma questi titoli con ragazze "cattive" cominciano a stufarmi perché l'ambiguità con cui viene usato questo aggettivo ha qualcosa di deprimente, tanto che alcune donne amano definirsi così. Con repulsione soprattutto alla sudditanza a stereotipi, mi viene spontaneo l'abbinamento con un altro aggettivo da noi reso orribile : "furbo" .
Grazie Emilio. Non avevo letto il titolo da questo tuo punto di vista, l'ho inteso più come un simpatico e contrapposto scambio di appellativi tra Ricardo, il classico bravo ragazzo, e lei, Otilia, la ragazza cattiva. Comunque il tuo è un ottimo spunto di riflessione, in effetti alcuni stereotipi possono risultare stancanti.
Bella recensione, Enrico. Quello di Vargas Llosa, un autore che amo molto, è uno dei libri che mi sono ripromesso di leggere nei prossimi mesi.
Grazie Giulio. Per me è stata la seconda esperienza con Vargas Llosa dopo "La zia Julia e lo scribacchino". In entrambi ho trovato atmosfere da sceneggiato rosa. Il vero valore aggiunto , per questo testo, è stato il contesto storico, geografico, politico e culturale. Per l'altro, l'originalità e la simpatia del personaggio Pedro Camacho. Nessuno dei due mi ha entusiasmato al massimo, ma tutto sommato sono state letture piacevoli.
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