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TRASPORTATI TRA LE VIE DI BELFAST
Se avessi potuto scegliere in che modo desideravo mi fosse raccontato l’eterno conflitto tra cattolici e protestanti, unionisti e repubblicani, che ha ottusamente insanguinato le strade di Belfast senza che i famigerati attentatori, autori di stragi e assassinii, si rendessero minimamente conto che gli sfortunati destinatari dei loro delitti non erano altri che loro concittadini, povera gente debole e senza colpe, non avrei potuto sperarne uno migliore di quello scelto da Robert McLiam Wilson.
Spesso scanzonata, talvolta messaggera di coraggiose denunce, la raffigurazione che scaturisce dalla penna di questo geniale autore è capace di trasportare il lettore tra le strade della capitale nordirlandese, nei pub e nelle misere abitazioni dei protagonisti involontari di un’infelice vicenda storica.
Un po’ Trainspotting, ma con lessico attento e competente.
In Eureka Street e nei suoi dintorni vive il gruppo di amici di cui si narrano le esistenze durante gli ormai lontani anni novanta. Grazie al racconto in terza persona, frammisto alla testimonianza diretta di uno di essi, vengono a galla le incongruenze e le assurdità di una guerra che tale non è stata, poiché gli opposti schieramenti non si sono mai affrontati in campo aperto, ma vigliaccamente hanno preferito spezzare vite con banale casualità.
L’autore descrive in modo eccelso la confusione creata nella storia di un popolo diviso politicamente e non secondo natura, essendo nato e cresciuto a Belfast e avendo sperimentato sulla propria pelle il disagio derivante da una sventurata adolescenza.
“Sparsi in tutta la città, sui marciapiedi, davanti ai portoni o tra le aste delle inferriate, ci sono mazzi di fiori. In ogni angolo di strada, avvolti in carta trasparente, piccoli giardini artificiali, fiori ancora freschi dai colori vivaci, oppure avvizziti e spenti. Ogni passeggiata in città è cadenzata dal susseguirsi di quei mazzi posati dagli abitanti di Belfast là dove sono stati uccisi i loro concittadini. Quando i petali sono ormai secchi, ci si domanda chi sia morto in quel punto e non si riesce mai a ricordarlo.”