Dettagli Recensione
Qual qualcosa che non convince.
Chi era Mata Hari? Dove ha vissuto? Da cosa trae origine questo suo nome così particolare? Perché ha fatto della danza lo strumento con cui esprimere la propria libertà? Cosa si cela attorno a questa protagonista così eclettica e al contempo misteriosa? Con “La spia” Paulo Coelho cerca di ricostruire quelli che sono stati i momenti più significativi e meno noti della sua vita.
Per riuscire nell’intento l’autore suddivide in tre capitoli – escluso prologo e epilogo – il racconto e parte, proprio dal momento conclusivo dell’esistenza della donna per riportare i fatti; ovvero dalla sua fucilazione. Da ciò la narrazione si sposta concentrandosi e assumendo la voce della stessa eroina in un continuo alternarsi di presente e passato. Interessante, anche se non pienamente riuscita, la scelta stilistica con cui ella narra e cioè in una confessione al suo avvocato quando la vicenda è collocata nel presente e in un passato remoto quando al contrario vengono trattati fatti della memoria riesumati dai più profondi angoli della mente. Nella terza parte, è proprio il difensore Clunet a rievocare del processo, procedimento che in precedenza non viene mai affrontato. Scopo, in quest’ultima tranche, è quella di evidenziarne la falsità, le ingenti omissioni e menzogne, la volontà di celare, di mescolare, di confondere le idee.
Vivida è nella mente del lettore l’immagine di Mata Hari la quale viene descritta da Coelho come una figura dal grande fascino e magnetismo, una persona, ancora, che mai cela il suo accettar denaro in cambio di prestazioni sessuali poiché questo la rende forte, emancipata e le attribuisce un potere ineguagliabile nei confronti dei terzi. Tuttavia, il testo presenta delle dissonanze proprio a causa dell’impostazione stilistica attribuitogli.
Questo voler essere una sorta di confessione in cui si alterna l’io narrante richiede una giusta dose di emozione e sentimento allo scrittore che deve armare di solidi attributi e di ampio spessore il componimento. Se ciò non accade, l’elaborato perde di profondità e finisce con l’essere niente più che una rendicontazione che viene sottoposta al conoscitore come una mera enunciazione di plurimi avvenimenti. E purtroppo è proprio quel che ho riscontrato in questo volume che prima di recensire ho preferito rileggere una seconda volta (a distanza di tempo da quella prima lettura occorsa al momento della sua pubblicazione), per sperare in nuove riflessioni e/o sfumature. Ahimé, non faccio altro che confermare le impressioni avute in origine e me ne dispiaccio perché è già il secondo o terzo libro del brasiliano che non mi convince.
Indicazioni utili
- sì
- no