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Opinioni di una vittima
“Opinioni di un clown” di Heinrich Böll è quello che il titolo ci promette: il flusso di pensieri di un uomo (che per l’appunto, fa il clown) nel momento più difficile della sua vita. È proprio nei momenti più difficili che gli uomini cominciano a rievocare il passato, a interrogarsi su quelle che sono le cause che li hanno condotti a tale miseria.
È proprio questo che Hans Schnier, il nostro protagonista, fa in questo libro.
Abbandonato dalla sua donna (che lui considera sua moglie, ma che tale non è), si abbandona alla malinconia e lascia che anche la sua professione vada in malora; una professione inusuale per il figlio di una famiglia ricca (e controversa), ma nella quale sembrava poter avere un brillante futuro.
Il libro scorre bene nonostante non accada quasi nulla; rimaniamo difatti soprattutto nei pensieri del nostro clown: riviviamo alcuni dei suoi ricordi, sporcati dal suo punto di vista; ci destreggiamo tra le sue opinioni della società e dei cattolici; assistiamo al suo continuo vittimismo, al suo piangersi addosso, al suo continuo scaricare la colpa del suo stato sugli altri; ci arrabbieremo a causa dei suoi gesti impulsivi, dei quali a volte anche lui stesso si pente.
Heinrich Böll tratteggia un uomo controverso, complesso, rendendolo profondamente umano; nel bene e nel male, e nonostante sia un uomo pieno di difetti non possiamo fare a meno di empatizzare con lui, di lasciarci emozionare dal suo dolore. Un personaggio a tutto tondo che prende vita; "Opinioni di un clown" sembra quasi l’autobiografia di una persona che ha vissuto per davvero, segno che Böll ha fatto un lavoro egregio, in questo senso.
Oltre a partecipare allo sconvolgimento dei suoi sentimenti, verremo messi a conoscenza anche delle sue opinioni: sul cattolicesimo, che molto spesso viene adoperato come una semplice etichetta; sull’entusiasmo e la rigidità dei tedeschi appartenenti a un partito nazista agli albori, e sull’ipocrisia di quegli stessi tedeschi quando quest’ultimo incontrò il suo spaventoso fallimento e la condanna da parte del mondo. È forse anche questo quello che tormenta Hans: l’essere circondato da uomini pieni di difetti proprio come lui, ma che se la passano molto meglio perché li nascondono dietro falsità e ipocrisia. Lui, il clown che una maschera è costretto a indossarla per lavoro, è più genuino di tutti gli uomini che quella maschera la indossano per apparire “giusti” in una società malsana e falsa. Hans è l’unica persona genuina, vera; non ha problemi a mostrare a tutti il suo vero io, i suoi pensieri; anche quelli che lo mettono in cattiva luce.
Un paradosso che lascia il lettore spiazzato, all’inizio; amareggiato nel momento in cui si rende conto di quanto quello che legge è vicino alla realtà delle cose, a un mondo in cui se la passano meglio gli ipocriti, coloro che assecondano le convenzioni senza nemmeno comprenderle; mentre chi è vero, chi si interroga sui motivi celati dietro ogni cosa si trova gettato nella disapprovazione e nella miseria.
Dopo aver “osservato” e ascoltato quest’uomo durante tutta la lettura, in molti angoli della sua personalità, il finale non potrà far altro che emozionarci.
A me, ha emozionato.
"I momenti della vita non si possono ripetere e neppure si possono dividere con altri [...] Tanto diaboliche possono essere le conseguenze del sentimentalismo. Gli attimi bisognerebbe lasciarli così come si sono vissuti, mai tentare di ripeterli, di riviverli..."
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Commenti
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non so se questo è un libro che possa piacere a prescindere, ma devo dire che io l'ho apprezzato tantissimo, soprattutto ragionandoci su a mente fredda. Dopo un po' ti rendi conto di tante cose nascoste tra le righe: collegamenti, metafore, contrasti; cominci a unire i puntini e ti rendi conto che determinate scelte narrative non sono messe lì a caso, ma hanno un ruolo specifico nella trasmissione del messaggio e nella caratterizzazione delle idee e del contesto.
Questa è una cosa che apprezzo molto in un autore: il non lasciare nulla al caso, e fare in modo che il lettore attento se ne renda conto.
Vale.
Io il libro l'ho letto un po' di anni fa, ma dovrei rileggerlo!
grazie
Vale.
O almeno, così è stato per me!
Vale.
l'ho definito una vittima perché scarica spessissimo la colpa dei suoi tormenti e della sua miseria sugli altri; ma è probabile che sia corretta anche la tua interpretazione. È un gran bel personaggio, sì, e mi rendo conto che sia un libro piuttosto particolare. Non succede molto.
A me è piaciuto anche di più una volta che l'ho chiuso, rimuginandoci sopra; durante la lettura ero anch'io indeciso.
Vale.
Bellissima recensione
Mi ci ritrovo appieno.
Ho appena finito il libro provando anch’io emozione per il lirico finale
grazie mille! Davvero un libro bellissimo, che molto probabilmente rileggerò.
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