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Un classico datato 1989
“Quel che resta del giorno” è un romanzo di narrativa generale pubblicato nel 1989; vincitore nello stesso anno del Booker Prize, ha dato il via all'ascesa letteraria di Kazuo Ishiguro, culminata nel 2017 con la meritata assegnazione del Nobel per la letteratura.
La trama è prevedibilmente povera di eventi e si dipana con la lentezza che sempre caratterizza l'opera di Ishiguro, per poi acquistare di pagina in pagina un'importanza ed una carica impreviste
«-Può darsi che la Storia stessa si compia, sotto questo tetto, [...]»
sino al finale, ricco di emozioni e capace, a dispetto dello sconforto generale, di trasmettere un positivo messaggio di speranza, che mi ha ricordato per molti versi l'epilogo de “Olive Kitteridge” di Elizabeth Strout.
La narrazione copre due archi temporali, passando da un presente riconducibile agli anni '50 del secolo scorso a lunghi flashback ambientati a cavallo tra gli anni '20 e '30. Protagonista e narratore è Mr Stevens, perfetta incarnazione del classico maggiordomo inglese; l'uomo ha trascorso gran parte della sua vita alle dipendenze di Lord Darlington e, trovandosi improvvisamente con un nuovo (e ben diverso!) datore di lavoro, affronta una crisi lavorativa e personale con la quale è incapace di venire a patti.
Un viaggio in auto tra alcuni paesini della campagna inglese offre a Stevens degli spunti per riflettere sugli eventi più importanti della sua vita da maggiordomo, durante la quale ha sempre anelato ad un ideale di dignità, arrivando a seppellire ogni sentimento ed impulso dietro ad una perenne maschera di compostezza formale. In particolare, la narrazione al passato mette in contrapposizione due eventi, uno tragico ed uno potenzialmente positivo, ed è interessante notare come per entrambi la reazione del protagonista sia lo stesso freddo distacco emotivo.
Con queste premesse, capirete che non è affatto facile empatizzare con Mr Stevens, ma si può imparare pian piano a capire le sue motivazioni; personalmente l'ho trovato ottimamente caratterizzato, specie per i diversi elementi che richiamano al Howard W. Campbell Jr. de “Madre notte” di Kurt Vonnegut. Il protagonista da il suo meglio nelle scene in cui si confronta con Miss Kenton: la governante è quasi la sua antitesi, perché incapace di tenere a freno le sue emozioni, siano esse positive come un'offerta di amicizia concretizzata dal regalo di un mazzo di fiori o negative come la rabbia che spesso la domina, e lo sviluppo della relazione tra i due è forse l’unica incognita a mantenere viva la tensione nel volume.
Come per gli altri romanzi dell'autore che ho letto finora, la storia trova la sua perfetta ambientazione nella provincia inglese; lunghi dall'essere uno mero scenario, la patria d’adozione di Ishiguro si conquista a più riprese la scena, risultando sicuramente una componente fondamentale all'interno dello stesso cast. Inoltre diversi personaggi la evocano nei dialoghi
«Sì, perché voialtri [...] quando mai avete occasione di andarvene in giro a visitare questo vostro meraviglioso paese?»
in una sorta di ode a quella terra, come pure fa il protagonista nei suoi pensieri
«[...] una qualità capace di designare il panorama inglese [...] è probabilmente meglio riassunta nel termine di “grandezza”.»
focalizzandosi su una caratteristica che acquisisce per lui un significato ben più profondo, portandolo poi ad associare se stesso allo spirito augusto e flemmatico dell'Inghilterra stessa.
Il romanzo presenza una struttura atipica: non sono presenti dei normali capitoli, bensì ogni sosta nell'itinerario di Mr Stevens ottiene una parte a se stante che inizia generalmente con un riepilogo del viaggio in auto, come una vera cronaca, per poi passare al viaggio tra i ricordi, attraverso i quali rivalutare le scelte del passato.
Questa forma porta l'autore ad adottare la narrazione in prima persona al presente, dando ai lettori la sensazione di essere seduti al fianco di Stevens sulla Ford d’epoca mentre racconta, e ricorda. È inoltre da notare che alcuni aspetti verranno poi ripresi ne “Il gigante sepolto”, come la tematica dell'importanza del ricordo, ma anche la scelta di un protagonista anziano con una storia tutta da esplorare.
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Commenti
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Il finale, più che una speranza, evoca lo stato d'animo di chi si concentra sulle cose e si fa forza di guardare avanti senza rimpianti, nonostante abbia perso per l'ennesima volta il treno più importante della sua vita.
Se non l'hai già visto, ti consiglio anche il film con Anthony Hopkins ed Emma Thompson, che hanno magistralmente interpretato una delle caratteristiche principali del romanzo, ovvero le emozioni trattenute, il non detto, la tempesta che si agita dietro un'apparente imperturbabilità.
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Un libro che mi è piaciuto moltissimo, letto e riletto . Penso sia uno dei testi migliori della letteratura contemporanea internazionale.