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L'AMORE ADULTERATO
Linda che è giovane e bella, Linda che è una giornalista, Linda che ha due splendidi bambini, lei che ha un marito perfetto, ricco e amorevole, Linda che vive nella sicura e prospera Ginevra….Linda, che praticamente è il cliché della vita perfetta, vive la sua situazione, lo stereotipo del benessere, con “difficoltà”, combattuta tra la noia più assoluta, il pensiero ricorrente che la vita possa essere sempre così, una linea piatta dove le emozioni si intorpidiscono e a controbilanciare ciò la paura di perdere tutto quello che ha, quel microcosmo di paradiso affettivo e terreno di cui lei è cittadina, la mancanza di certezza che questo altissimo stato di benessere possa rimanere immutato in futuro…e quando si ha paura di perdere qualcosa o qualcuno che si fa? Quando la situazione in cui vivi comincia a starti stretta, quando ciò che hai incomincia a pesarti come un mattone sullo stomaco (sebbene l’intera umanità consideri proprio la vita di Linda un’utopia irrealizzabile) e nonostante tutto hai paura di perderlo, quando il tuo tutto lo percepisci come un vuoto, come lo colmi quel vuoto?
…Ebbene Linda sceglie di colmarlo con l’ebbrezza dell’adulterio consumato con l’ex fidanzatino dei tempi del liceo, Jacob, che nel frattempo è diventato un potente uomo politico consumato dalla società, la cui parte più intima è stata grattugiata dalla necessità di dover apparire con un immagine che non gli appartiene e l’indolenza nei rapporti umani ha preso il posto dei sentimenti.
Allora…l’argomento di fondo, come dice il titolo, è l’adulterio….è ovvio che per chi si approccia a un libro con un titolo così sarebbe semplicistico soffermarsi a giudicare le scelte della protagonista, ma inevitabile è stato per me fare paragoni con i grandi esempi di adulterio che troviamo in letteratura, si pensi a Madame Bovary, ad Anna Karenina o all’ intreccio nelle Affinità elettive di Goethe, per non parlare di Stella in Follia di Patrick McGrath…insomma la letteratura, e non solo, ci offre delle vere e proprie “eroine” del campo, sebbene facciano scelte non condivisibili, nonostante siano personalità lontane da chi legge e in taluni casi si possa addirittura provare antipatia per loro, comunque restano e sono “Protagoniste”; invece la Linda che ci propone in questo romanzo Coehlo è “poco vivibile”, misera di consistenza e in realtà anche molto banale.
Il tema principale, l’adulterio, forse è stato trattato con un po’ di superficialità, che insieme a un’ambientazione poco credibile e a una protagonista poco-protagonista rende nel insieme questo romanzo disarmonico e debole di contenuti.
La vena mistica di Coehlo è, a tratti, appena accennata e anche in questo caso (….scusate ma io stavolta proprio non sono riuscita a farne a meno) paragonandolo al Coehlo di Undici Minuti, di Brida, Lo Zahir o Veronica decide di morire e tanti altri dei suoi romanzi, sembra quasi che abbia usato un’altra penna, forse più commerciale, non sono riuscita a riconoscere quelle parole che ti entrano dentro come una lama, riescono a coinvolgerti e a farti vivere con il protagonista il susseguirsi degli eventi, è come se il Coehlo che parla alla pancia del lettore fosse andato in ferie, solo nelle pagine finali sembra ci sia stato un moto di ribellione, dell’autore intendo, in cui è voluto uscir fuori a tutti costi e ha, in parte, salvato il romanzo addolcendo il gusto che lascia in bocca al lettore.