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Cento dollari per ogni scalpo
Meridiano di sangue di Cormac McCarthy è un romanzo che fin dalle prime righe dichiara subito i suoi intenti: bellicosi (“La tenda cominciò a ondeggiare e deformarsi, e come un’enorme medusa ferita si afflosciò lentamente al suolo…”), incendiari (“L’albergo stava bruciando e c’era gente intorno a guardare”), orrifici (“Un muso rincagnato e raggrinzito, piccolo e cattivo, labbra nude arricciate in un orribile sorriso e denti azzurro pallido alla luce delle stelle. Si piegò su di lui. Gli scavò abilmente due solchi sottili nel collo e piegando le ali su di lui cominciò a bere il sangue”).
Non è propriamente facile seguire le gesta di un ragazzo che si unisce a masnadieri (“Saremo degli irregolari, ma non vogliamo passare per straccioni, vero?”) ribelli (“Mentre quei bambocci di Washington scaldano le loro poltrone, se noi non ci muoviamo, un giorno sul Messico – e mi riferisco a tutto il paese – sventolerà una bandiera europea”) e mercenari (“Si chiama Glanton, disse Toadvine. Ha fatto un contratto con Trias. Gli pagheranno cento dollari per ogni scalpo e mille per la testa di Gomez”) che seguono un itinerario di morte nel far west (“Andremo nella Sonora”).
Le scene di sangue (“I selvaggi… li afferravano per i capelli e passavano la lama indifferentemente intorno ai crani dei vivi e dei morti e strappavano via le capigliature insanguinate e tagliavano e mutilavano i corpi denudati, staccando membra, teste, sventrando quegli strani torsi bianchi e levando in alto manciate di viscere e genitali”) e di atrocità (“Inclinarono il recipiente in modo che la testa venisse a trovarsi proprio davanti a lui”) ridiscutono in modo critico lo schema che vede contrapposti buoni/cattivi, indiani/cowboy (“Nella chiesa non c’erano banchi e sul pavimento di pietra si ammassavano i corpi scalpati e denudati e parzialmente divorati di una quarantina di anime che si erano barricate nella casa di Dio per difendersi dai pagani”).
Giudizio finale: western, atroce, rimandato.
Bruno Elpis
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Dell'autore ho letto solo "La strada", un libro bello sì ma che non è nelle mie corde.
Di questo commentato non scatta neppure quel minimo di curiosità.