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La voce del mare
Forse Sepúlveda non riuscirà a scrivere un'altra favola altrettanto bella dopo “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” che, a suo tempo, tanto avevo amato, ma questa, a mio parere, è una splendida prova che molto le si avvicina.
Si rimane incantati a seguire il racconto della grande balena del color della luna, protagonista del nuovo libro del famoso scrittore cileno, che trascina il lettore nelle sempre misteriose profondità marine. Un tuffo tra le onde dell'oceano e dei mari più freddi, in un mondo di solitudine e silenzio dove, tra le creature che lo popolano, il meno adatto a stare non è altri che l'uomo.
“Così sono passate le ere, il tempo circolare segnato dal freddo e dal caldo portati dai venti e dalle correnti. Gli uomini impegnati a seguire il loro incerto destino e le balene a solcare la loro dimora salmastra dall'inizio alla fine della vita.”
Proprio il rapporto uomo-grandi cetacei è al centro di questa narrazione in cui il genere umano, tanto per cambiare, non fa certo una gran bella figura con la sua insaziabile avidità che arriva a depredare e distruggere persino i luoghi più remoti e meno accessibili del pianeta.
Con una prosa coinvolgente e affascinante, Sepúlveda dà voce alla grande balena la cui storia finora era stata raccontata soltanto da coloro che le avevano dato la caccia creando lo spaventoso mito del mostro marino Mocha Dick (dal nome di una piccola isola nell'Oceano Pacifico) che nel lontano 1820, nelle acque australi del Cile, distrusse con una forza spaventosa la robusta baleniera Essex del cui equipaggio sopravvissero ben pochi uomini; fu grazie alla testimonianza di quei superstiti che Herman Melville poté scrivere il suo celebre romanzo “Moby Dick”. Al tempo stesso, un modo per dar voce anche al mare, questa nostra preziosissima risorsa che, oggi come ieri, meriterebbe più rispetto.
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Brava Laura