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L'Oriente e l'Occidente
“Stupore e tremori” racconta la reale esperienza vissuta dalla scrittrice Amélie Nothomb nel 1990, quando per un anno fu assunta da una grande multinazionale giapponese. La giovane Amélie, allora ventiduenne, sognava di tornare a vivere in Giappone, dove era nata e cresciuta fino all'età di cinque anni (in quanto figlia di un diplomatico belga). La Nothomb era stata assunta come traduttrice, essendo capace di parlare perfettamente francese e giapponese.
Il sogno ben presto si infrange contro la dura realtà della vita in un'importante azienda giapponese: i rapporti sono improntati alla totale ed acritica sottomissione verso i propri superiori, c'è una rivalità quasi fanatica fra i dipendenti, soprattutto fra le poche donne. Amélie si ritrova a svolgere compiti inutili, come fare più e più volte migliaia di fotocopie senza poter usare il vassoio di alimentazione automatica, servire caffè fingendo di non conoscere il giapponese, oppure, essere volutamente lasciata senza un qualsiasi compito, per indurla prima possibile a chiedere le dimissioni. Ma in Giappone non è così semplice: lei aveva firmato un contratto per un anno e chiedere le dimissioni prima avrebbe avuto il clamoroso significato della sconfitta, molto più che rimanere a svolgere un lavoro che giorno dopo giorno diventava sempre più inutile ed umiliante.
Si rimane stupefatti da un simile modo di condurre un'azienda, dove le vessazioni e le “punizioni” inflitte a coloro che vengono ritenuti inferiori nella gerarchia sono considerate più importanti di una effettiva ricerca del profitto, che in fondo una persona meritevole può portare alla multinazionale. In altre parole, sono rimasta stupita non tanto dal fatto di constatare un clima di estrema competizione e feroce rivalità, quanto dal fatto che l'azienda accetti di tenere una persona (e pagarla) per svolgere mansioni umilianti ma soprattutto inutili e che non portano a nessun guadagno, pur di assecondare il piccolo potere di un superiore fanatico. Ma forse sto ragionando troppo da occidentale. Probabilmente è questo il punto centrale che la Nothomb ha messo in luce: la differenza tra mentalità occidentale e mentalità giapponese, due mondi che difficilmente possono comprendersi fino in fondo, anche se sono attratti l'uno dall'altro.
«-Sì.- continuai. - Tra lei e me c'è la stessa differenza che esiste tra Ryuichi Sakamoto e David Bowie. L'Oriente e l'Occidente. Dietro il conflitto apparente, la stessa curiosità reciproca, gli stessi malintesi che nascondono un desiderio autentico di capirsi. »
L'io narrante ci mostra, aiutata da un'ottima corazza fatta di ironia, le peculiarità del mondo del lavoro giapponese, sulla base della sua esperienza.
“Stupori e tremori” è davvero molto interessante. E cosa dire dello stile dell'autrice? Sicuramente un'altra caratteristica che ci farà apprezzare questo testo. La vicenda, pur drammatica, viene narrata con un'acuta ironia che fa trasparire in ogni pagina come alle vessazioni e ai soprusi l'io narrante contrapponga sempre fiducia in sé e forza di volontà.
Questa esperienza è andata male a causa dell'assurda testardaggine nel volerla punire prima ancora di averle fatto provare a fare niente? Dovrà lasciare il Giappone dove sperava di stabilirsi per sempre? Pazienza. L'autrice ha già iniziato a lavorare ai suoi manoscritti. Un successo davvero meritato, quello della Nothomb.