Dettagli Recensione
La disperata fame di felicità e di amore
spoiler free
Riassunto : Spiazzante
Commento articolato:
È la prima volta che leggo questo autore tanto chiacchierato, osannato e criticato. E questa conoscenza è partita proprio dall’ultimo libro da lui scritto. Guardo con un pizzico di invidia chi ha già letto almeno altri due romanzi dell’autore francese, classe 1956, negli ultimi anni al centro di discussioni e dibattiti non solo letterari.
Dico questo perché chi già conosce Houellebecq, il suo stile, i suoi temi, è già corazzato di fronte ad uno stile così dissacrante, provocatorio, così ostentatamente impolitico...per me, è stata una lettura scioccante, consiglio alle donne o chi ha una certa sensibilità, di leggerlo lontano dai pasti. Scherzi a parte, ogni volta che leggo certi passi e sto mangiando, il boccone mi va di traverso, non riesco ancora ad abituarmi a scene, a passaggi “forti” . E non poteva essere altrimenti essendo io abituata ai grandi classici della letteratura, agli scrittori dei grandi slanci, delle “grandi cause” dell’umanità, dei sentimenti appaganti (e del perbenismo? del conformismo?). Uno scossone alla mia comfort zone.
Certamente non rinnego le bellissime letture, i grandi classici che, per l’epoca in cui sono stati scritti e i secoli immediati a venire hanno parlato, e, anzi, sono sicura, continuano ancora a parlarci...tuttavia bisogna accogliere con entusiasmo e con le dovute riserve ciò che la narrativa contemporanea ci offre. Con questo spirito ho letto _Serotonina_ , ho letto Houellebecq.
Sicuramente nel suo intento c’è una manifesta voglia di provocare e lui ci riesce benissimo. C’è chi dice che lui sia stato un profeta, un veggente, poiché ha anticipato coi suoi libri, pubblicandoli a ridosso di tragedie e disordini nazionali, gli avvenimenti che hanno sconvolto la Francia negli ultimi anni. _Sottomissione_ , che sto leggendo adesso, prefigura una nazione che non trova alternativa all’accettazione dell’Islam come unica forma di potere/religione possibile, quella che può funzionare dove il cattolicesimo ha fallito, dove le forme di governo occidentali hanno fallito.
Spiazzante, sconcertante, ma fin dove si spinge questo scrittore? Che abbia il pallino del sesso, nessuno può negarlo, assolutamente, chi si azzarderebbe a dire il contrario? Non si fa mancare nulla a quanto pare e in questo romanzo probabilmente ha superato se stesso in quel senso; vi lascio il piacere di farvi accapponare la pelle davanti alla zoofilia e a un accenno di pedopornografia. Di fronte a questi passaggi, mi sono chiesta: questa è letteratura contemporanea?
Se mi fossi limitata a storcer il naso, mi sarei persa tutto il resto ed avrei frainteso il suo lavoro. Non c’è solo questo, c’è molto di più. Siamo di fronte ad uno dei pochi autori che non ripropone i soliti argomenti triti e ritriti, ma che dà un senso a ciò che scrive. È letteratura. Non si può dire che la sua prosa sia sciatta, non curata, assolutamente no. Si tratta di una prosa asciutta che, nonostante quei termini volgari (sono sempre i soliti due/tre che si ripetono) , è ricca, curata, meditata.
Il protagonista guarda il male dritto negli occhi, senza tentennamenti. Grazie alla serotonina non soccombe di fronte ai vari traumi che piomberanno nella sua storia. Disperato, determinato e...terribilmente romantico. Eh sì, terribilmente romantico, un antieroe quasi eroe. Antieroe perché il protagonista è essenzialmente un fallito, un “vinto” (ciliegina sulla torta: dopo tanto libertinaggio è diventato pure impotente...) , solo, senza possibilità di recuperare il suo amore perduto, vede il mondo in cui è cresciuto sgretolarsi sotto i colpi della globalizzazione, ma eroe perché, nonostante tutto, sopravvive e conserva una ironia che meravigliosa è dir poco.
Romantico a modo suo, perché ci sono nel libro dei passaggi inaspettati, delle riflessioni sull’amore tra un uomo e una donna che meritano di essere letti e meditati.
Morboso Houellebecq, erotomane Houellebecq, odioso e scomodo Houellebecq, coraggioso e sincero. “Un farabutto cinico attraversato talvolta da un pizzico di sincerità” , così si è definito (“Corriere della Sera”, 2015)
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