Dettagli Recensione
Mona
Il romanzo d'esordio della scrittrice statunitense Jen Beagin, “Facciamo che ero morta”, è incentrato sulla figura della protagonista, Mona.
Mona è una giovane donna di venticinque anni che lavora come donna delle pulizie e fa volontariato distribuendo kit di siringhe nuove ai tossicodipendenti. Il romanzo si apre trasportandoci subito in medias res: Mona sta distribuendo kit puliti quando nota un tossico e scatta l'amore a prima vista.
«L'aveva soprannominato Mister Laido per l'aspetto e i vestiti sporchi. I capelli erano lunghi e formavano un groviglio che solo un bel trattamento all'olio caldo sarebbe riuscito a districare. La faccia era un elaborato reticolo di rughe. Ma era alto, aveva le spalle larghe e, dovendo o volendo, sarebbe stato in grado di prenderla di peso e fare il giro dell'isolato o salire una rampa di scale, cosa che non si poteva certo dire dei suoi fidanzati precedenti. Però si era innamorata soprattutto dei suoi occhi, così scuri e sinceri, che sembravano dire: “Tu sei qui”. »
Fin da subito ci rendiamo conto che Mona è un po' particolare: non solo perché ha scelto di fare la colf, pur essendo giovane e angloamericana, non solo perché si innamora di un tossico poco pulito molto più vecchio di lei che ha in programma di autodistruggersi, ma soprattutto perché è molto sola, triste, con probabili disturbi mentali che le derivano da traumi vissuti nell'infanzia.
Il romanzo apparentemente potrebbe ricordare “Eleanor Oliphant sta benissimo”, con il quale ha in effetti dei punti di contatto. Innanzi tutto perché entrambi narrano la storia di una giovane donna ferita dalla vita durante l'infanzia, che riporta in età adulta diverse turbe psicologiche. Però la somiglianza è solo apparente. Il romanzo di Gail Honeyman narra con determinazione una vicenda di ascesa: dalla solitudine all'amicizia, dal disturbo mentale alla sua guarigione, dalla tristezza alla speranza. E' evidentemente costruito per venire incontro al gusto del lettore, che si sente appagato dalle storie che evolvono in una certa direzione.
“Facciamo che ero morta” non è così. C'è il tentativo di superare il passato e giungere ad una condizione di vita migliore, che procuri minore sofferenza, infatti ad un certo punto, spinta da un evento traumatico, Mona lascia il New England e si trasferisce a Taos, in New Mexico. Il suo percorso di evoluzione rispetto al passato però non è lineare, né facilmente comprensibile. Mona è un personaggio strano e complesso, grottesco in diversi aspetti, e, nel New Mexico non farà altro che incontrare personaggi altrettanto strani, ambigui e a volte grotteschi, se pure sempre molto differenti da lei. Si tratta di un romanzo di formazione molto originale.
Lo consiglio se amate le storie un po' alternative, con personaggi e situazioni lontani dall'essere esemplari e perfetti, ma piuttosto grotteschi e bislacchi, che vogliono raccontare la difficoltà e la tristezza del vivere.
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