Dettagli Recensione
Guerra e amore, la contrapposizione dei soggetti
Guerra e amore , la contrapposizione dei soggetti
Precisiamo subito una cosa: lo stile, la profondità, le tematiche di Hemingway sono inattaccabili. E non possono essere poste sotto alcun giudizio, tantomeno del mio, comune lettore. I suoi libri celebrati addirittura dal Nobel del 1954 (se non vado errato) dovrebbero fugare ogni dubbio residuo in tal senso.
Tuttavia, a fronte di questa premessa doverosa quanto necessaria, devo ammettere -altrimenti scadrei nell’ipocrisia fine a se stessa- che questo libro mi ha lasciato piuttosto scettico.
Avete presente quelle persone che, chiamate a prendere una posizione, di fronte ad argomenti sensibili decidono di rimanere sul vago pur di non scontentare nessuna fazione? Ecco quando leggo “Addio alle Armi” ho la sensazione che il buon vecchio Ernest si sia comportato esattamente in questo modo. E non è certo meritorio. Abbiamo due grandi temi: la guerra e l’amore. Questioni e realtà profonde, contraddittorie che meritavano ampie discussioni e una certa dose di profondità nell’analizzarle. Hemingway poteva essere l’uomo giusto. Ma ha deluso le aspettative.
Le ha deluse per il semplice fatto che non si è sbilanciato, come ho già fatto presagire sopra. Non si comprende se il suo libro voglia essere una condanna alla guerra o un’accorato ed emozionante attaccamento all’amore. Se tanto mi dà tanto sono arrivato alla conclusione che abbia voluto trattarle entrambi.
Beh, diventa difficile allora spartire in modo funzionale e in così poco spazio tematiche così alte e pretendere allo stesso tempo che il lettore ne rimanga soddisfatto. Perché così non è avvenuto. Non solo per me, ma per molti altri, come si può constare anche leggendo altri commenti pervenuti in questa pagina
Ci sono pochi dubbi sul fatto che Hemingway abbia alla fine voluto giocare sul doppio binario della guerra e dell’amore - che però non ha certo pagato in termini di soddisfazione -. Il titolo è esemplificativo: “Firewall to arms“ può significare Addio alle armi o Addio alle braccia. A seconda delle lenti indossate per la lettura del racconto.
Secondo questo schema possiamo dividere il racconto in due parti:
Nella prima predomina il tema bellico su quello amoroso. Lo stile è asciutto,distaccato privo di enfasi. L’aggettivazione e il superlativo sono come banditi nel descrivere il tema della guerra che pure avrebbe, per sua natura, ben merito di essere raccontato con una certa drammaticità stilitistica. Le Grandi Guerre sono state l’apice della follia umana e la morte di migliaia e migliaia di uomini per mano di altri migliaia e migliaia di uomini. Ecco che l’odio per il conflitto militare non lo si percepisce tanto nella narrazione dello scrittore quanto nel dialogo dei suoi personaggi. Poi se seguiamo l’ipotesi secondo la quale il protagonista, il tenente americano Henry incaricato nell’esercito della Croce Rossa, identifica lo stesso Ernest Hemingway, allora le seguenti parole sono proprio le sue: “La mia opinione è che bisogna venirne fuori da questa guerra e non possiamo smettere noi soli. Se no viene qualche cosa di peggio della guerra”
“È impossibile, peggio della guerra non c’è niente” è la replica di un altro personaggio del racconto, che insiste, “Tenente, già che con lei si può parlare senta: non c’e niente di peggio che la guerra. [...]. Quando la gente vede fino a che punto è cattiva, non riesce più a fermarla perché è diventata scema”. “Tutti la odiano la guerra”
Il dialogo che si legge in quelle poche pagine fa capire bene quale fosse il sentimento prevaricatore tra i commilitoni di Henry.
Nella seconda parte prevale il grande racconto amoroso che finirà come finirà (leggere per capire) caratterizzato però da dialoghi sdolcinati, banali e ripetitivi. Ne avevamo avuto già qualche assaggio durante la convalescenza del nostro eroe.
Per il resto faccio fatica a trovare ulteriori elementi degni di nota.
Nel complesso un libro piacevole che però non ci restituisce nulla di più di quanto già sappiamo sulla Grande Guerra. Acquisisce una sua cifra significativa se si accetta (mai confermata, però) l’interpretazione che vede questo libro come una sorta di autobiografica di Ernest Hemignway. Altrimenti, ci sono altri scritti del nostro premio Nobel che meritavano di essere letti, più di questo, perché autentici capolavori.
Indicazioni utili
- sì
- no
Commenti
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |
Ordina
|
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |