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Noi siamo gli indigeni d’Europa
Attraverso la figura di un professore della Sorbona, intellettuale gaudente e decadente (“Ancora una volta mi ritrovavo da solo”) come l’Huysmans oggetto degli studi, Michel Houellebecq con il romanzo Sottomissione provoca i lettori costringendoli a riflettere su tendenze e rischi in atto nella nostra civiltà.
L’immigrazione e la progressiva islamizzazione della società occidentale rendono sempre più concreta l’ipotesi di una prevalenza quantitativa che mina la cultura occidentale. Nella fiction letteraria ciò induce la politica francese a radicalizzarsi in due tendenze: l’affermazione di una sinistra compiacente (“La Fratellanza mussulmana si era preoccupata di esprimere una posizione moderata, sostenendo la causa palestinese solo con moderazione…”), la contrapposizione dell’estrema destra xenofoba.
Houellebecq cerca forse di suscitare reazioni di orgoglio (“Noi siamo gli indigeni d’Europa, i primi occupanti di questa terra e rifiutiamo la colonizzazione mussulmana”) e lo fa provocando: immagina una Sorbona completamente islamizzata (“Un principe saudita… era il principale finanziatore della nuova università Parigi-Sorbona”) e proietta – come elemento di complicità passiva - la compiacenza di maschi occidentali che si lasciano blandire dalla poligamia e da una religione che decreta la sottomissione della donna…
Giudizio finale: provocatorio, incendiario, machista.
Bruno Elpis
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