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IN EQUILIBRIO PRECARIO
N è il ministro delle poste di un governo rivoluzionario il cui messaggio di sovvertimento della realtà deve essere ancora imposto alla massa attraverso l’uso della violenza; affinché sia reso possibile l’ordine nuovo occorre infatti che essa, la massa, abbandoni il suo egoismo individualista per abbracciare un significativo bene comune. Il popolo però non sta bene, direi che in tanti, addirittura spariscono, e di essi non si sa niente. Di contro, salda è la struttura del potere che questo nuovo sistema alimenta. N è il tredicesimo, per importanza, ma in realtà neanche lui è stabile nella sua posizione, raggiunta tra l’altro per pura combinazione di eventi. Ci troviamo con lui a un’importante riunione e assistiamo all’arrivo progressivo degli altri membri del direttivo; mentre essi prendono posizione intorno a un tavolo li conosciamo nei loro ruoli ministeriali, nei loro profili professionali, anche tramite il soprannome dato loro dal capo, e soprattutto li inseriamo in un delicato gioco di potere che li vede schierati e, tutti, in bilico. Insomma la società è instabile, il centro del potere lo è ancora di più. L’assenza di uno di loro alla riunione, l’ennesima epurazione del dissidente, mina l’equilibrio precario e dà il via a un necessario sovvertimento e a un nuovo gioco del potere. Qualcuno cadrà, qualcun altro se ne gioverà, la casualità trionferà.
Magistrale racconto dello svizzero, una vera perla, che oltre l’estrema gradevolezza narrativa impiantata su una struttura geometrica, su una nomenclatura nota, su un’estrema spersonalizzazione dei personaggi chiamati con le semplice lettere maiuscolo dell’alfabeto, coinvolge il lettore con la necessità di appuntarsi didascalicamente sigle, ruoli, posizioni, pensieri, collusioni, alleanze e inimicizie, mantenendone desta e tesa l’attenzione per avviarlo alla necessaria riflessione sociopolitica.
Rivoluzione, strutture del potere da essa generate, il potere di per sé: non c’è ideologia che regga, nonostante le buone intenzioni, al limite che il potere porta in sé : è gestito dagli uomini e nel caso del potere generato da rivoluzionari diventa ancora più pericoloso perché mummifica ciò che nasceva per sovvertire creando al suo interno un paradosso di difficile gestione. Ben venga il caos, sembra dirci lo svizzero.
Consigliatissimo.
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