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L'insostenibile leggerezza dell'essere
 
L'insostenibile leggerezza dell'essere 2018-12-28 18:30:32 Mian88
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    28 Dicembre, 2018
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Io individuo nell'infinità dell'anima

Classe 1982, pubblicato per la prima volta in Francia nel 1984 e in Repubblica Ceca soltanto 17 anni dopo, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” è un elaborato polifonico ambientato nella primavera di Praga e in quel periodo storico precedente all’imminente invasione sovietica. È un testo ricco di spunti di riflessione che si pone come precursore di una nuova interpretazione del romanzo psicologico e che, di conseguenza, si propone altresì quale primo tentativo di superamento dello stesso. Il primo elemento a riprova di detto assunto è il fatto che Kundera non utilizzi le caratteristiche interiori dei personaggi per psicanalizzarli e rispondere esclusivamente alla domanda del “dove comincia e dove finisce l’io” (propria di questo filone narrativo negli anni del Novecento), quanto, al contrario, per soppesare pure tutte quelle questioni che solo in apparenza fanno da contorno. Lo stesso proverbio tedesco “Einmal ist Keinmal” sottolinea come le scelte compiute durante nell’arco di una vita siano irrilevanti se paragonate con la vita stessa. Appaiono pertanto leggere rispetto a quel cercare significati, paradossalmente insostenibili, e dunque pesanti. Privilegiando dunque l’identità dell’io rispetto all’infinito dell’anima, vengono scinte le prospettive, le riflessioni, le analisi che capitolo dopo capitolo si dipanano in quella dualità data dal trinomio anima-corpo-leggerezza dell’esistenza.
Tutto ciò avviene mediante una trama che ha quale protagonista risvolti politici, geografici e storici nonché deviazioni, amore, errori, tradimenti e anche mancate corrispondenze. A dar voce a detta stratificata narrazione ambientata nella realtà dell’Europa dell’Est degli anni ’60 abbiamo i protagonisti Tereza e Tomáš ma anche Franz e Marie-Claude, Sabine e tutte le donne amanti, gli uomini spia, gli animali da affezione che si susseguono battuta dopo battuta.
Così, il lettore si trova letteralmente catapultato in mix di microcosmi individuali amplificati dalla pluricosmicità dei macrocosmi e quindi in una serie di rapporti umani che sono inevitabilmente intrecciati e condizionati dalle censure, dal potere, dal regime dittatoriale che la società impone. Ogni individuo è un modello, il suo io è emblema di un comportamento, di uno schema politico, di una concezione dell’esistenza e di quella leggerezza che cela la pesantezza e di quella pesantezza che sembra voler essere obliata dalla leggerezza.
Il sesso, ancora, in ogni veste e forma assunta, dal goduto al nascosto, al mancato, all’ignorato, è il mezzo con cui si realizza il potere perché si tramuta in espressione dell’individualità, dell’anima, della libertà, della dignità, del rispetto.
Di contro alle critiche al comunismo e all’evidenziazione del come diffidenza e paura siano condicio sine qua non alla base della sua pianificazione e impostazione, veramente interessanti, e ottimo spunto di riflessione, sono le pagine dedicate alla libertà individuale del popolo, del pensiero, della fede politica, dell’estetismo, dell’affettività, della completezza e incompletezza dell’essere.
Dal punto di vista stilistico lo scrittore è geniale nell’interpretare il ruolo del perfetto burattinaio e nel descrivere, ricomponendo come un puzzle le voci che magistralmente si alternano, quella ricerca propria di ogni suo primo attore. Quasi come se fosse una ballata, quasi come se ogni periodo fosse intercorso da un andamento musicale perfettamente cadenzato, ogni voce oscilla tra leggerezza e pesantezza, dimostrando una fervida attrazione verso quella voragine, quel baratro che è l’autodistruzione, il venir meno di quella vita di per sì così in bilico e così priva di equilibri e certezze. Nemico sempre più accorto, tangibile e inarrestabile di questa pesantezza è il kitsch che mira ad eliminare tutto quel che nell’esistenza è inammissibile privilegiando soltanto l’estetismo e non l’eticità e dunque arrivando ad escludere quale possibile soluzione sia la realtà occidentale che orientale, sia cioè l’universo americano che quello sovietico. La penna del romanziere, scorre rapida tra le mani dell’avido conoscitore, che tra metafore, filosofeggiare, meditare e erudizione narrativa, si sente complice di quelle vicende che sente a sé vicine e proprie, grazie a quell’uso forse non poetico ma efficace, del termine scurrile.
Ma quindi, cosa significa vivere nella pesantezza? Cosa significa vivere nella leggerezza? Quale tra le due è la retta via da intraprendere? Come scegliere di vivere nella pesantezza se ciò significa sottostare al Kitsh mentre opporsi a questo significa abbracciare quella insostenibile leggerezza dell’essere? Che non ci sia soluzione? Che non ci sia felicità per l’uomo? Che l’uomo non possa essere felice? Che l’uomo non sia il padrone di alcunché a differenza di quel che crede? Che i valori siano divenuti talmente esigui e labili da far sì che il mondo sia diventato talmente tanto leggero che a nulla vale far rivalere i propri ideali e la propria moralità? Che non vi sia altra possibilità innanzi a questo forte richiamo della meditazione? Perché l’equilibrio non è naturale, è un qualcosa che deve essere autoimposto e tutto è devoluto solo alla responsabilità di chi decide di vivere e nel come decide di vivere. Quanto davvero vanità e forza si sfiorano, uniscono e separano? Quanto nella quotidianità dell’esistenza la scelta rappresenta l’equilibrio tra passione e ragione? Come si può, ancora, affermare l’assolutezza di un equilibrio quando un equilibrio permanente non esiste perché tutto è sempre in discussione tanto che ogni atto deve sempre indossare un nuovo volto, una nuova maschera? E perché, nonostante tutto, si persiste a credere, sperare, gioire, lottare, amare e soffrire? Quanto la libertà è davvero possibilità di scelta?
Questo e molto altro è “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, uno scritto che resta dentro a chi lo legge per ogni suo aspetto controverso e meditativo e che richiede tempo anche per una sua pur provvisoria recensione, basti pensare che la sottoscritta ci ha messo soltanto dieci mesi ad arrivare ad una prima valutazione e che confessa essere ancora nel dubbio non avendo ancora totalmente chiare le idee sulla totalità del suo contenuto.

«Ma questa volta non era riuscito a padroneggiarsi quando, nel bel mezzo della notte, aveva ripreso tutt’a un tratto piena coscienza. Chissà da quali stanze tornava! Chissà con quali fantasmi aveva lottato! Quando aveva visto che era a casa e aveva riconosciuto le persone a lui più vicine, non aveva resistito al desiderio di condividere con loro la sua terribile gioia, la gioia del ritorno e della rinascita» p. 306

«L’amore tra l’uomo e il cane è idilliaco. In esso non ci sono né conflitti né scene strazianti, in esso non c’è evoluzione. Karenin circondava Tereza e Tomas con la propria vita fondata sulla ripetizione e si attendeva da loro la stessa cosa» p. 320

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Commenti

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Complimenti per la tua recensione approfondita e meditata, si vede che hai riflettuto molto su questo romanzo. Io l'ho letto trent'anni fa e sono stato conquistato soprattutto da suo stile, tanto che Kundera a quel tempo era tra i miei autori preferiti. Ogni tanto mi dico che dovrei provare a rileggerlo, ma ne ho un po' paura, come se si trattasse di rivedere un vecchio amore e scoprire, senza più la passione di un tempo, tutti i suoi limiti o quanto meno i segni del tempo.

Bellissima recensione Maria, complimenti. Io non ho letto questo libro, confesso che ne sono un po' intimorita, magari in futuro, chissà.
siti
29 Dicembre, 2018
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Maria, dieci mesi, a riprova che la leggerezza dell'essere è insostenibile!
In risposta ad un precedente commento
Mian88
29 Dicembre, 2018
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Parecchio insostenibile! E pensa, che ancora non sono convinta di averlo assaporato tutto. Credo che se mai in futuro dovessi ritrovare il coraggio di leggerlo, percepirei talmente nuove sensazioni e emozioni che dovrei ricominciare in toto la valutazione rimettendola interamente in discussione.
In risposta ad un precedente commento
siti
29 Dicembre, 2018
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Condivido!
Maria, bravissima come sempre. Credo che i 10 mesi ti siano serviti per assimilarlo piuttosto bene considerata la profondità della tua analisi :)
E' uno di quei libri che almeno una volta nella vita dovrebbero essere letti. Una sorta di "opera omnia" dell'esistenza umana dal punto di vista filosofico innanzitutto, ma anche storico, politico, spirituale, linguistico, solo per ricordarne alcune sfaccettature. Un libro che può aiutare a riflettere su noi stessi, su concetti che facciamo nostri anche quotidianamente ma che allo stesso tempo ci sfuggono data la loro complessità!
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