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Cenerentola
Il romanzo di Gail Honeyman mi ha piacevolmente stupito, specialmente sul finale.
Specialmente quando ho scoperto che era un romanzo d'esordio. Mi spiego meglio: è scritto così bene che ho stentato a credere che si trattasse davvero di un primo romanzo e ho dovuto interrogare Google per crederci. Piccola parentesi: …per poi realizzare di essere per l’ennesima volta scesa dal pero rendendomi conto che quello che avevo scelto in libreria non era proprio un romanzo a caso, ma il caso letterario dell’anno. Ma ho proseguito leggendo con nonchalance, interrompendo solo per un certo periodo, dopo essere arrivata a metà, perché l’ho giudicata inizialmente una lettura un po’ lenta. Ho preso un respiro e poi il romanzo, con la mia attenzione ha preso a decollare.
Il linguaggio è colloquiale e lo stile semplice, a tratti può sembrare superficiale, ma bastano venti secondi di libero pensiero per accorgersi che nulla è lasciato al caso o buttato lì, ogni informazione è essenziale e sfocia nell'ultima parte del romanzo dove ogni dubbio e curiosità di sorta del lettore trova chiarezza. Parole semplici, ma complesse allo stesso tempo, quando Eleanor parla e da conferma della sua raffinatezza. Parole semplici e ponderate anche se si parla di solitudine e dolore, di spiacevoli sorprese. E forse, per far passare i concetti nel 2018, è in parte ciò che penso ci voglia.
Mi sono rasserenata quando ho letto che l'autrice ha impiegato due anni interi per scrivere "Eleanor Oliphant sta benissimo", in primis perché sto scrivendo un romanzo da circa un anno e non ho ottenuto un risultato neanche lontanamente simile, secondo sono contenta che ci sia qualcuno che non sforni romanzi ogni sei mesi per il gusto di pubblicare. No, questo è un romanzo ben progettato, che si legge velocemente ma che ha bisogno del suo tempo per essere interiorizzato; regala riflessioni a proposito della solitudine, dell'ingenuità, del saper stare al mondo, dell'amicizia, del rapporto genitori-figli... E, visto che siamo in tema di Natale e feste varie, lo regalerei a più di una persona proprio perché si tratta di una storia che può piacere a molti. C'è una discreta ricchezza di temi, in contrasto con lo scenario che è sempre uguale a se stesso: non si discosta dalla realtà cittadina circoscritta in un appartamento per il quale la protagonista paga un affitto, un ufficio brulicante di colleghi con cui non ha niente in comune e in cui svolge un lavoro monotono e malpagato e infine, vari pub e discoteche di sorta, che Eleanor considera a tratti posti insopportabili frequentati da gente incomprensibile.
Eppure le cose possono cambiare, e cambiano in un modo coerente e delizioso.
La storia della Cenerentola del XXI secolo, quello dei casi clinici e degli amori che esistono solo nella testa, quello della realtà che se la guardi bene però, non è poi così male.