Dettagli Recensione
Amaro, comunque
Romanzo atipico rispetto a quelli di Simenon da me letti, centrato su una singola esistenza, dai primi anni dell’infanzia fino alla vecchiaia o quasi. Vive di quella capacità di godibilissima caratterizzazione che è tipica della scrittura del belga, capace sempre di regalare personaggi a tutto tondo, ambientazioni di un realismo impressionante e poetico al tempo stesso, romanzo però privo quasi di una trama, delineata solo a grandi linee e per tappe esistenziali.
Louis Cuchas è un bambino piccoletto, silenzioso, tardivo nelle tappe di sviluppo fisico e cognitivo, un bambino che osserva la realtà nel quale è immerso in modo inconsapevole, registrando in quadri visivi dettagli e particolari inutili sul momento per una comprensione della sua esistenza e che, da adulto, riuscirà a sistemare in una netta lettura attraverso l’arte. Definito dai suoi compagni di classe “l’angioletto” per l’estrema bontà che lo porta a soprassedere ad ogni loro angheria, stampa fin da piccolo sul viso un sorriso che pare beffeggiare il mondo intero annullandolo nelle sue miserie per porsi su un piano più alto- apparentemente è invece relegato nella lettura altrui in quello degli ultimi, dei falliti, dei miseri, degli inutili- quel piano al quale giunge con la capacità di cogliere l’essenziale nel particolare e di riuscire a rappresentarlo perpetrando il mistero dell’arte con la sua pittura. Un istinto, una necessità, un bisogno che irrompe nella sua vita con prepotenza e che accetta di assecondare rimanendo sempre, in fondo, quel bambino strano, incompreso, indietro su tutti ma il più brillante a scuola, un ragazzetto il cui sguardo sul mondo non è stato inquinato o deturpato neanche dalla più bieca realtà nella quale ha vissuto.
Godibile lettura la cui atipicità mi ha spiazzata permettendomi un giudizio di piacevolezza non completo come accaduto con altri testi. Lo consiglio sebbene non l’abbia ben apprezzato.