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Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì
 
Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì 2018-12-13 10:10:08 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    13 Dicembre, 2018
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Solo per veri fan della famiglia Cortès & Co.

Ho letto di molti personaggi affetti da disturbo bipolare nella mia “carriera” da lettrice, ma mai prima d’ora mi ero trovata di fronte ad un romanzo bipolare. Ovviamente il libro è solo uno strumento per veicolare le opinioni dell’autore ed è a quest’ultimo che dobbiamo chiedere contro; quindi, cara Pancol, ti vuoi decidere una buona volta?
Come nel precedente capitolo, “Il valzer lento delle tartarughe”, si inviano al lettore dei messaggi a dir poco contrastanti legati all’indipendenza, economica ma anche sentimentale, del gentil sesso. Per ogni volta che un personaggio femminile afferma di poter vivere serenamente da sola, un altro la contraddice poche pagine dopo, ribadendo la necessità quasi morbosa di avere un partner al proprio fianco con il quale dividere i problemi quotidiani.
Quest’alternanza di messaggi pro e contro la libertà femminile continua fino al termine del volume e sembra ancor più fuori luogo se si considera che la maggior parte dei personaggi POV di questo libro sono donne, in alcuni casi anche dotate di un carattere forte e deciso alle quali però l’autrice assegna senza esclusione un compagno. Non sempre alla loro altezza, sfortunatamente.
Sintetizzare la trama è diventato sempre più difficile, volume dopo volume, perché la storia ha assunto proporzioni sempre più ampie e complesse, andando mano a mano ad accorpare al suo interno un numero spropositato di personaggi. Le avventure che coinvolgono Joséphine e la sua famiglia allargata (lo so, è riduttivo) si confermano al limite dell’assurdo, seppur del tutto prevedibili, e ora tenterò di riassumere almeno le prime battute.
Si riprende un paio di mesi dopo la conclusione del secondo capitolo: a Londra, Hortense è impegnata nei suoi studi per diventare un’affermata stilista ed il suo progetto nell’immediato è allestire due vetrine da Harrods, Gari prende invece due decisioni, ossia dedicarsi professionalmente alla musica e conoscere finalmente il padre biologico, mentre Shirley affronta dei problemi legati alla sua infanzia che hanno segnato il suo temperamento ed il modo in cui si relazioni agli uomini, e Philippe tenta di destreggiarsi tra l’affetto che ancora nutre per Jo e la difficoltà nel crescere da solo Alexandre; a Parigi, Joséphine è costretta a cercare delle idee per un nuovo romanzo, questa volta ben lontano dal suo confortevole Medioevo, Zoé muove i primi ed incerti passi nel mondo dell’amore con Gaetan, ed Henriette cospira ancora ai danni di Marcel e della suo nuova famiglia. Famiglia della quale, vi ricordo, fa parte l’inquietante Junior; no, non ho ancora superato lo shock riguardo le bizzarre origini di questo personaggio.
Visto il titolo, vi chiederete dove sia New York; mi dispiace dovervi disilludere, ma Central Park non farà la sua comparsa se non nelle ultime duecento pagine. I riferimenti agli animali invece sono molto presenti e non solo per gli scoiattoli; ma anche per coccodrilli e tartarughe, dettaglio che mi ha positivamente colpita; quello che invece mi ha davvero delusa è stato il finale, che risulta nel complesso ben delineato solo per la coppia formata da Hortense e Gary, mentre per gli altri personaggi è frettoloso (aggettivo stonato, per un libro di questa mole!) e molte delle scene più attese avvengono fuori campo.
Il motivo principale per cui ho continuato a leggere questa serie (comprato ... ehm ... cofanetto ... ehm) è la presenza di personaggi tutto fuorché perfetti. Nessuno dei protagonisti è scevro da difetti, anche Jo che all’apparenza è piena di belle qualità, e questo serve a bilanciare con una sana dose di realismo tutte le scene assurde che costellano la serie, già dai tempi de “Gli occhi gialli dei coccodrilli” con la parentela reale di Shirley.
Devo ammettere che quasi tutti i personaggi principali compiano un’importante percoso di crescita di questo romanzo; percorso che ci aiuta a capire meglio Shirley ad esempio, finora rimasta un po’ nell’ombra, e ad apprezzare davvero la difficile Hortense, ma che non funziona altrettanto bene con Josépgine, per la quale ci viene riproposta la storia del mancato annegamento infantile per la terza volta.
A non convincermi sono invece sono gli antagonisti ad esclusione di Henriette, che seppur segnata da odio esasperato aveva delle ragioni a motivarla, troviamo dei personaggi mossi solo da un debole senso di rivalsa verso chi ottiene più successo di loro, come Bérangère e Jean.
I problemi principali di questo romanzo si riscontrano nello stile. I dialoghi sono davvero poco credibili e spontanei, c’è una sovrabbondanza di dettagli in alcune scene, tanto da avere la sensazione di leggere delle liste già predefinite, inoltre la storia ha come un retrogusto datato: non sembra ambientata nel 2010, bensì almeno dieci anni prima per alcuni oggetti, comportamenti e termini adottati dai protagonisti.
A tal proposito, è d’obbligo segnalare il cambio del traduttore in questo terzo volume che credo abbia influito sul testo. Sono presenti alcuni vocaboli dialettali e diversi errori grammaticali: ben quattro volte nel testo viene utilizzato il pronome gli al posto del lei per soggetti femminili.
Nel complesso non è stata una lettura atroce ed ho trovato alcuni validi spunti, purtroppo scialacquati nelle troppe pagine del volume. Con questa serie ho pertanto deciso di fermarmi, ma a chi fosse interessato segnalo che è già disponibile in italiano la seconda trilogia dal titolo “Muchachas” mentre un settimo romanzo è stato pubblicato, per ora solo in francese, lo scorso anno.

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