Dettagli Recensione
Nemici della vita e dell'amore
Isaac Bashevis Singer ha sicuramente meritato la sua posizione nel gotha degli autori del ‘900 e in quest’opera lo dimostra, nonostante non sia un libro che io possa definire indimenticabile. La narrazione e la resa dei conflitti dei personaggi è presentata al lettore in maniera egregia: ne mette in risalto mirabilmente le debolezze e le contraddizioni, rendendoli realistici e, alla fine, praticamente vivi. Nonostante gli eventi che ci vengono raccontati non abbiano molto che possa rimanere particolarmente impresso, i protagonisti animano le vicende con la loro personalità straripante. Strano a dirsi, quelli più interessanti sono proprio i personaggi femminili, e un autore uomo che riesca a rendere in questo modo personaggi di sesso diverso dal proprio ha sicuramente un’abilità invidiabile.
Herman Broder è un sopravvissuto all’Olocausto. È stato anche abbastanza fortunato, avendo trovato durante le persecuzioni una donna polacca che si è presa cura di lui e lo ha nascosto nel proprio fienile. Alla fine del conflitto, un po’ per gratitudine un po’ per senso del dovere, i due si trasferiscono in America e si sposano. Tuttavia, Herman intrattiene una relazione amorosa con un’altra donna, Masha, una bellissima ebrea anch’essa devastata dagli orrori subiti dai nazisti, che trova in Herman l’unica ancora di salvezza dalla pazzia. O almeno così sembra. Dunque Herman è sommerso nell’oceano di bugie che è costretto a raccontare per tenere in piedi la sua doppia vita: si inventa il lavoro di venditore di libri per giustificare le sue lunghe assenze da casa per stare con la sua amante. All’inizio, il castello di carte sta in piedi, ma ben presto un uragano lo abbatterà rovinosamente; questo uragano si chiama Tamara, ed è la moglie che Herman aveva creduto morta in un campo di concentramento insieme ai propri figli. La faccenda si complicherà, fino alla sua tragica risoluzione.
Oltre all’amore, il tema su cui “Nemici” si sofferma principalmente è la condizione sociale ma soprattutto psicologica che si presenta negli ebrei sopravvissuti alla Shoah. Il protagonista, Herman, è sicuramente l’emblema di questa comunità devastata, che pur avendo conservato la vita ne ha smarrito ogni senso e ha perso ogni fede. “Siamo vivi, ma siamo morti”, ripetono continuamente i protagonisti, tormentati dalle sofferenze e dagli orrori che hanno subito e visto. L’uomo può non riuscire a ucciderne un altro nella vita “fisica”, ma può colpirlo nell’anima in modo talmente devastante da metterlo in una condizione peggiore della morte.
Il sottotitolo di questo romanzo è “una storia d’amore”; tuttavia, il primo pensiero che ci sovviene una volta chiuso il libro è: esiste davvero una storia di vero amore, tra le tre che vengono descritte in queste pagine?
"La mia teoria è che il genere umano stia diventando peggiore, non migliore. Credo, per così dire, in un'evoluzione al contrario. L'ultimo uomo sulla terra sarà un criminale e un pazzo."
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Commenti
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grazie. Attendo con ansia la tua opinione completa!
Vale.
in molti hanno intenzione di leggerlo, a quanto mi è parso di capire. Attendo la tua opinione!
Vale.
no, in effetti no, nonostante abbia dei tratti molto interessanti. Posso dire con certezza però che, almeno per quanto mi riguarda, non è uno di quei libri che mi rimane dentro in maniera indelebile.
Vale.
sì, in effetti il sentimento che lega le due donne è interessante. Ma, in fondo, sono interessanti tutte le donne protagoniste di questo racconto; soprattutto Tamara, per quanto mi riguarda.
Vale.
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Bravo come sempte