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Umorismo scandinavo
A bordo della "Saetta della Morte", lussuoso e potente Pullman della ditta di autotrasporti Korpela, uno squinternato gruppo di aspiranti suicidi finlandesi, ribattezzatisi "Morituri Aninimi", gira in lungo e in largo per l'Europa in cerca di un dirupo adeguato dal quale lanciare il mezzo a tutta velocità e mettere fine a questa triste e dolorosa esistenza. Depressione, delusioni amorose, insuccessi professionali, manie di persecuzione, guai giudiziari e ogni sorta di mal di vivere possibile accomunano questa comitiva di simpatici disgraziati, decisi a risolvere i loro guai nel modo più drastico possibile. Durante il viaggio tra i membri del singolare sodalizio si creano legami forti, solide amicizie, inaspettati amori. E i problemi, si sa, si affrontano diversamente quando c'è qualcuno con cui condividerli, una spalla cui appoggiarsi, una mano da tenere nel difficile cammino della vita. Ma basterà questo barlume di speranza ad annullare la triste e irrevocabile decisione? Con un umorismo tutto scandinavo, Arto Paasilinna, partendo dalla Finlandia e valicando i confini nazionali, ci porta in viaggio per le tortuose strade dell'esistenza umana, facendosi beffa sia della vita che della morte. Il sarcasmo dell'autore si scaglia in ogni direzione, puntando la società, la storia, la politica, affrontando un tema delicato come quello del suicidio con originalità e simpatia. Impresa ancora più ardua se si pensa che, statisticamente, la Finlandia è lo Stato con la più alta percentuale di suicidi in Europa. Un popolo di professionisti, verrebbe da dire. Come verrebbe da pensare che la grottesca storia raccontata in queste pagine potrebbe non essere in fondo tanto inverosimile dalle parti di Helsinki. La simpatia e l'originalità tuttavia non bastano a fare un buon libro. Se la trama sembra promettere bene nei primi capitoli, man mano che si procede nella lettura viene meno l'entusiasmo iniziale e si finisce per girare in tondo sugli stessi argomenti. Anche la presentazione dei personaggi appare incompleta, frammentaria, disordinata, le loro storie sono appena accennate e i pochi indizi vengono ripetuti in una tediosa ridondanza. La prosa è inappuntabile ma piatta, asettica, fatica a trasmettere emozioni e a legare il lettore alle pagine. Tra le note positive spicca il ribaltamento dei ruoli tra l'essere umano e la morte. Il tristo mietitore, da sempre visto come un implacabile e onnipresente cacciatore, nelle pagine di Paasilinna diventa una preda inafferrabile che i Morituri Anonimi inseguono senza sosta per chilometri e chilometri, a volte vanamente, altre volte guardandola con la coda dell'occhio e facendo finta di non vedere, perché lo spirito di conservazione, per fortuna, ha spesso la meglio su qualsiasi difficoltà.
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A mio avviso, l'autore è sopravvalutato, forse perché vende molto pur avendo una parvenza letteraria.
Amo la letteratura nordica. C'è molto di meglio.