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Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa
 
Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa 2018-11-22 11:00:05 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    22 Novembre, 2018
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Mocha Dick

Il suo nome è Mocha Dick, è un capodoglio nato nelle acque fredde che circondano un’isola detta dagli uomini Mocha, il suo corpo splende dei colori della luna e si erge con tutta la sua forza maestosa nei ventisei metri che lo compongono. Egli è l’erede della forza e della resistenza di tutti i maschi del gruppo, è un capodoglio il cui mondo è fatto di silenzio perché "nessuna creatura si lamenta, grida, grugnisce o strilla sotto la superficie e solo noi giganti rompiamo a volte la quiete”. Abita nel mare delimitato dalla terra dove spunta il chiarore del giorno e dall’orizzonte in cui il sole si immerge per far posto alle stelle. Qui l’acqua è fredda, è attraversata dalle correnti gelide che arrivano da lontani confini dove tutto è bianco e dove il mare si trasforma in roccia color sale che cresce quando le notti sono molto lunghe e cala quando i giorni sembrano non avere fine; qui la sua missione ha luogo perché nell’implacabilità che è dell’uomo Mocha Dick ha conosciuto la popolazione dei lafkenche, della Gente del Mare, una popolazione che prende dalla riva soltanto il necessario per vivere e che ringrazia la generosità del mare celebrandolo con un rito antichissimo, una popolazione che prende dai boschi soltanto dopo aver ricevuto il permesso, una popolazione che con un rito particolarissimo celebra i defunti. Perché quando un lafkenche muore il suo corpo viene portato, alla sera, sulla riva del mare onde poter essere accompagnato da una delle quattro balene vecchie, una trempulkawe, sull’isola mgill chenmaywe, il luogo dove ci si riunisce prima del grande viaggio. Quaggiù il defunto si spoglia del suo corpo mortale fatto di carne e ossa per diventare leggero come l’aria per restare in attesa, insieme agli altri della sua stirpe che lo hanno preceduto nella morte, di questo. E in questa traversata Mocha dovrà dare prova di tutto il suo coraggio e di tutta la sua forza. Il suo compito, la sua missione è quella di proteggere dalla furia, dall’avidità e dalla cattiveria umana le quattro balene anziane anche se questo significherà non avere scrupoli, significherà essere considerato la maledizione dei balenieri, significherà essere l’implacabile giustizia del mare, significherà essere la forza di chi non ha più niente da perdere.

«Gli uomini vengono da molto lontano e nulla frena la loro cupidigia, nemmeno la morte. Vengono da regioni che non abbiamo mai visto né mai vedremo, perché attraversano un oceano grande come questo per raggiungere lo stretto chiamato da loro Capo Horn, che ha le rive piene di relitti, di silenziosi resti di naufragi, a testimonianza dell’audacia degli uomini, che non desistono mai»

Correva il 20 novembre 1820 quando nelle acque dell’Oceano Pacifico, lungo la costa del Cile, davanti all’isola di Mocha, un grande capodoglio bianco attaccò e affondò la baleniera Essex salpata dal porto di Nantucket, nell’Atlantico settentrionale, quindici mesi prima. Pare che l’attacco abbia trovato ragione nell’uccisione di una femmina di balena e il suo piccolo da parte dei ramponieri. E si narra ancora che molte navi furono necessarie per catturare il grande capodoglio del colore della luna soprannominato Mocha Dick con i suoi ventisei metri e oltre cento arpioni conficcati nel corpo. E si racconta ancora che nelle notti di luna piena dagli abissi, dalla costa occidentale della disabitata isola di Mocha, si veda emergere un grande capodoglio bianco il cui colore brilla nella notte più profonda.
È da questa leggenda che trae origine “Storia di una balena raccontata da lei stessa” di Luis Sepulveda, un racconto breve di appena novanta pagine che per contenuto e riflessione si rende adatto tanto alla lettura di un pubblico più adulto quanto più giovane. Con una penna fluente e leggera a cui si affiancano piacevolissime immagini a cura di Simona Mulazzani l’autore conduce in una intima analisi sulla natura in tutto il suo splendore e sul genere umano con tutte le sue contraddizioni.
Il risultato è un componimento di piacevolissima e facile lettura che si esaurisce in poche ore ma che non lascia insoddisfatto l’avventuriero conoscitore.

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Grazie per la bella recensione Maria. Questo libro mi attira molto, soprattutto per mio figlio, comunque anch'io apprezzo le storie di Sepulveda.
Come Chiara, anch'io sono molto interessata a questo libro!
Apprezzo Sepulveda e la tua recensione, cara Maria, è un invito alla lettura! :)
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