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Beviamoci sopra (un caffè)
Il nuovo libro di Eggers è chiaro e ben scritto ma di tipo documentaristico. Il protagonista, Mokhtar, un nome una garanzia,è uno yemenita trapiantato in America, che aspira a mettere su un’impresa commerciale del caffè tra MoKha (Yemen) e il mercato USA. Lo Yemen, MoKha in particolare, è la terra natale del caffè come viene fin troppo dettagliatamente ricordato.
Nel testo sono descritte tutte le tappe della realizzazione del sogno dall'ideazione alla attuazione attraversando difficoltà di ogni tipo. Ci sono anche ricadute positive per il paese in guerra dove il lavoro scarseggia e è mal pagato. Il nostro eroe dovrà diventare prima un Q grader, cioè un esperto sommelier della variante arabica del caffè (la variante robusta richiede un esperto con una diversa specializzazione); poi apprendere alcune nozioni sulla coltivazione e lavorazione della materia prima, trovare i finanziatori, non farsi ammazzare dalla concorrenza a volte sleale, e infine riuscire a esportare il caffè dal paese in guerra. La storia è vera. Il protagonista, Mokhtar, ha doti affabulatorie non di poco conto. E’ un Perlasca yemenita, che anziché salvare esseri umani grazie alle sue doti di improvvisazione riesce a realizzare un’impresa non certo meno difficoltosa, anche se per il lettore meno coinvolgente.
Il libro è ben scritto e ben documentato. La narrazione resta però asettica, asciutta, senza gli slanci inventivi o umanitari di Eggers, quelli per cui uno corre a comprare i suoi libri. Anche la parte avventurosa dell’attraversamento del paese in guerra a me è sembrata poco coinvolgente. Per esempio Ologramma per il re a me è piaciuto molto di più dal punto di vista narrativo, anche se l’argomento potrebbe essere simile. Forse è la storia in sé che non merita un intero libro.
Gli aspetti più interessanti sono quelli marginali: il quartiere povero in cui Mokhtar vive con la famiglia in America, la storia del nonno yemenita che ha perso la sua parte di eredità per la gelosia dei fratelli quando lui solo è chiamato al capezzale dal padre morente. Il ragazzo chiede una capra e rinuncia al resto dell’eredità ma gli viene rifiutata pure quella (la capra vale più di te) per cui parte senza la capra. Ma poi ha successo e manda soldi a casa alla madre (da quello che vale meno di una capra). Sembra una storia biblica, bellissima. Quella storia avrei voluto leggere!
Alcuni aspetti della vita nello Yemen sono interessanti. Mentre la tensione al successo e all'integrazione del protagonista, non so, mi sembrano una perdita. Certe dinamiche politiche e culturali o sociali che pure avrei approfondito volentieri non sono state esplorate dato che superflue per il racconto. Il libro non è narrativa, ma un resoconto giornalistico (ben fatto) della rocambolesca realizzazione del sogno americano di uno yemenita ben integrato. La storia a me non è sembrata molto interessante né per l’argomento né per il taglio che le è stato dato. Magari può essere un esempio di come si mette su una attività commerciale equa e solidale unendo utili e giustizia sociale (seppur relativa).
Potrebbe essere interessante da proporre ai ragazzi delle scuole di ragioneria o agli studenti di economia. C’è anche una descrizione dettagliata della pianta del caffè e della sua coltivazione nonché malattie e metodi di scelta dei chicchi (rossi e non verdi) e via discorrendo. Per cui forse andrebbe bene anche per gli studenti degli istituti agrari.
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Commenti
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La tua analisi, Mario, è dettagliata : non vi ho colto alcun entusiasmo, sensazione convalidata dall'incertezza sull'eventuale consiglio di lettura. Per me è no.
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