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Il fienile americano
Singer scrive con la bacchetta magica. Questo romanzo è bellissimo. Non solo per la scelta dell’argomento, ma per il fatto che ogni pagina è scritta in modo meraviglioso, piena di immagini che ti fanno entrare nella storia ma anche piena di pensieri e di vita e di contraddizioni legate alla incompatibilità tra vita e pensiero. La voglia di vivere inseguendo i propri desideri porta a situazioni disastrose. E’ evidente che per essere uomini bisogna accettare delle frustrazioni ma per una persona debole è impossibile farlo. Il libro è umanissimo e i personaggi più belli sono quelli intransigenti con se stessi e tolleranti con gli altri. Sono quelli che sono già morti a se stessi, come Tamara uscita da un campo di concentramento russo, dove ha perso i due figli. Ma anche Yadwiga maltrattata da tutti, nata serva, l'idiota tra gli intellettuali, è un bel personaggio per la sua bontà e generosità. Il romanzo è pieno di ricordi di vita (e morte) in lager russi e tedeschi, pieno di orrori ma pure questi ricordi sono insolitamente quasi inopportunamente vivacii nella loro tragicità. Della vita dei lager Singer rende proprio quella incrollabile, incancellabile e insopprimibile voglia di vivere dell’uomo. Herman, il protagonista, il nostro eroe non viene però dai lager come due delle sue donne, la moglie Tamara data per morta da testimoni e Masha, l’amante nevrotica e fascinosa. E’ stato nascosto dalla ex serva e attuale moglie Yadwiga in un fienile in Polonia. Herman è legato a tutte e tre le donne che ama con sfumature diverse e tutte e tre le donne sono legate a lui, ma amano solo lui. Ma Herman proprio perché debole rispetto ai suoi desideri non riesce a prendersi responsabilità e nemmeno a scegliere una delle tre come imporrebbe il buon senso. Con ironia Singeriana, Herman scrive per il rabbino, è esperto di Talmud e di Torah, scrive articoli pieni di libero arbitrio che lui non ha, nel senso che non riesce a governare minimamente le sue azioni per cui è sballottato dagli eventi e causa sofferenze alle tre donne barcamenandosi tra loro con sotterfugi e menzogne. Il libro è pieno di comprensione, compassione e senso di colpa, quello di Herman, l’uomo del fienile che non fa che nascondersi rispetto alle responsabilità. Invece le donne, soprattutto Tamara ma anche Yadwiga sono figure angeliche capaci di sacrificarsi e quindi di portare qualcosa di buono nel mondo. Un po’ di solidarietà. Non per niente la figlia di Herman si chiamerà Masha. Naturalmente ci sono anche pensieri sulla vita e sul senso dell’esistenza e domande sul silenzio di Dio di fronte all’olocausto. E’ bello che i dubbi sollevati dal silenzio di Dio portino il santo rabbino a guardare con maggiore indulgenza le debolezze umane e portino a una grande tolleranza per gli altri. Il libro è veramente bellissimo, non è stupido né leggero. Anzi, è uno dei più bei romanzi di Singer. Bellissimo anche il finale dove a volte Singer scivola nel moralismo perdendo in autenticità. Qua il finale è perfetto.
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