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Il postino di Neruda
 
Il postino di Neruda 2018-11-09 06:08:55 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    09 Novembre, 2018
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Una strana amicizia

Un piccolo centro di pescatori sulla costa cilena fa da sfondo alla breve ma coinvolgente storia della strana amicizia che lega uno dei più grandi poeti di tutti i tempi ad un giovanotto sfaccendato. Il primo non ha bisogno di presentazioni, basti sapere che di nome fa Pablo e di cognome Neruda. Il secondo è tal Mario Jimenez, figlio di pescatori che, per sfuggire alle fatiche dell'attività di famiglia, si fa assumere come postino. Armato di bicicletta e borsa di cuoio, ogni mattina parte per consegnare la posta. Il suo giro tuttavia dura poco, visto che la maggior parte della popolazione è semi analfabeta e l'unico a ricevere corrispondenza è il grande poeta. L'arrivo di Mario è un fulmine a ciel sereno per il vate, rifugiatosi lì per concentrarsi sulla poesia e condurre una vita di isolamento e discrezione. Tra una lettera e un verso, tra una metafora ed un telegramma, il postino, con la sua bonaria invadenza, la sua bizzarra simpatia e la sua stralunata voglia di vivere, riuscirà a vincere la ritrosia di Neruda e ad instaurare con lui un solido rapporto di amicizia che accompagnerà i due fino alla fine dei giorni dell'artista. Tra la prima lettera consegnata e l'ultimo respiro di Don Pablo, ne succedono di tutti i colori. Innamoramenti, matrimoni, clamorose vittorie politiche, premi Nobel, nascite, partenze e ritorni. Antonio Skàrmeta mescola con grande maestria comicità e poesia, amore ed erotismo, storia e politica, intervallando pagine di riflessione ad attimi di puro divertimento, regalando bellissime descrizioni e dipingendo simpatici personaggi tra i quali spiccano la bella Beatriz, la vulcanica Rosa vedova Gonzàlez e il bonario Don Cosme. Se il mare, con i suoi colori, i suoi suoni e i suoi profumi, è tra i protagonisti indiscussi di questa piccola ma intensa opera, la politica gioca un ruolo meno poetico ma altrettanto fondamentale. Aspetto inevitabile, visto che siamo in un periodo storico particolare per il Cile, dalla campagna elettorale che culminò con la vittoria di Allende fino al golpe militare, e visto che Neruda fu uno dei maggiori esponenti della sinistra dell'epoca. Dopo tante risate, dopo feste e momenti di gioia, è proprio la politica a segnare le ultime, commoventi pagine del libro, così come ha segnato gli ultimi istanti di vita del vate che non ha lasciato questo mondo abbastanza in fretta da non vedere il Generale Pinochet calpestare i suoi ideali, il suo paese, la democrazia e la legalità. "La sua casa di fronte al mare e la sua casa d'acqua che ora lievitava dietro quei vetri, che erano acqua anch'essi, i suoi occhi che erano anche la casa delle cose, le sue labbra che erano la casa delle parole e già si lasciavano felicemente bagnare dalla stessa acqua che un giorno aveva squarciato il feretro di suo padre dopo aver attraversato letti, balaustrate e altri morti, per accendere la vita e la morte del poeta come un segreto che ora gli si rivelava e che, con la casualità propria della bellezza e del nulla, sotto una lava di morti dagli occhi bendati e dai polsi insanguinati gli deponeva una poesia sulle labbra, che egli non seppe se recitò, ma che Mario udì quando il poeta aprì la finestra e il vento sguarnì le penombre: «Io torno al mare avvolto dal cielo, il silenzio tra l'una e l'altra onda stabilisce una sospensione pericolosa: muore la vita, si acquieta il sangue finché irrompe il nuovo movimento e risuona la voce dell'infinito»".

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Commenti

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Bella recensione Enrico, ricordo con affetto questo libro , anche per il film che ne fu tratto con Massimo Troisi, l'ultimo che ha potuto lasciarci.
Io quando vidi il film ero troppo piccolo per apprezzarlo. La lettura del libro è stata uno stimolo a guardarlo di nuovo. Grazie Pierpaolo.
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