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Maschio bianco etero
 
Maschio bianco etero 2018-11-01 04:53:07 Bruno Elpis
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
4.0
Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    01 Novembre, 2018
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Un’ottima notizia per i pub

Ho letto Maschio bianco etero di John Niven divertito dalla lettura de Le solite sospette del medesimo autore, senza trarne pari soddisfazione.

Kennedy Marr è uno scrittore in crisi creativa (“Non scriveva una parola di narrativa da cinque anni”), pur dotato di una sua originalità e poetica (“Kennedy sapeva che ci voleva molto dolore, molta esperienza, per partorire tre o quattrocento pagine di narrativa”). Campa scrivendo sceneggiature a Hollywood, ma la sua vita sopra le righe – scandita in modo sfrenato dalla formula bacco, tabacco e Venere– gli chiede presto il conto.

Gli giunge inaspettatamente “il premio F.W. Bingham”, che lo cava d’impiccio e d’impaccio. Gli viene attribuito da un college inglese dietro controprestazione (“Il premiato doveva passare un anno a Deeping… per erudire gli studenti”). All’inizio Kennedy storce il naso (“Per un anno, nello stesso campus della mia ex moglie, a insegnare scrittura creativa”), ma poi accetta in quanto “pecunia non olet” e il premio sconfessa clamorosamente il detto “carmina non dant panem”.

La moglie Millie e la figlia adolescente accolgono la notizia con reazione mista (“È un’ottima notizia per i pub, i ristoranti e gli spacciatori del posto”) e il trasferimento in Inghilterra è occasione – oltre che per il college (“Questo si rifletterà sulle domande di iscrizione”) – anche per lo stesso Kennedy: per rivedere, forse, la sua filosofia di vita.

Gli eccessi alcolici e sessuali del protagonista e il suo materialismo mi hanno nauseato (“Con il suo vestito costoso e la sua pelle bianca, dotato di arti funzionanti, entrate a sette cifre, un petto sgombro di tette e un grembo senza utero o tube di Falloppio, la sua mente libera da ogni attrazione verso il suo stesso sesso o dal pensiero di farsi tagliare il batacchio. Un maschio alfa. Bianco, etero”), tuttavia il romanzo si lascia leggere nel suo linguaggio sboccato perché lo squarcio della redenzione – è facile intuirlo - illumina le pagine sin dall’inizio.

Giudizio finale: trash, scomposto (salvo ricomposizione finale con buona pace del lieto fine) e ad alta gradazione alcolica.

Bruno Elpis

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