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Le radici del cielo
 
Le radici del cielo 2018-10-29 02:30:08 Mario Inisi
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    29 Ottobre, 2018
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Meraviglia contro Civiltà

Le radici del cielo è un romanzo non perfetto ma certamente importante. Dal punto di vista dello stile, nonostante alcune ridondanze, si riconosce la mano del grande scrittore, e il testo ha qualcosa da dire. Premi come il Goncourt o il Pulitzer dovrebbero andare solo a romanzi di questo tipo, come accadeva una volta, e non a opere commerciali per quanto ben scritte.
Dalla esperienza del male, quindi nel caso di Gary, ebreo, dall’esperienza della guerra e dalla conoscenza dei fatti della Germania di Hitler, nasce la misoginia. Il disgusto per l’uomo porta alla necessità di difendere ciò che è puro e che può essere un simbolo di purezza e di libertà, gli elefanti.
L’elefante è simbolo della natura libera che si oppone con la sua meravigliosa grandiosità alla civiltà con le sue idee asfittiche e i suoi lager, esigenze di dominio, nazionalismi e fabbriche.
L’uomo africano non gode apparentemente della stessa simpatia dell’elefante. Perché un idealista come Morel che si sbatte tanto per preservare gli elefanti, non fa lo stesso per l’autonomia e la libertà dei paesi africani? L’uomo a capo di questa lotta per l’Africa autonoma, Waitari, ha studiato in Francia, è più francese di un francese, prodotto della società tecnologica. E’ più brillante e intelligente e ambizioso di un francese, ma appunto combatte per sé e non per l’Africa libera, spinto dalla stessa ambizione e sete di potere nazionalistica di un Hitler. In un certo senso il romanzo è forse anche un po’ fazioso: trascura le più che legittime idee di Waitari e pone a confronto l’uomo nella purezza e nel disinteresse delle intenzioni.
E’ l’ambizione personale che taglia le gambe alle ragioni di Waitari:
“Sapete cosa provo, quando vedo sui bordi delle nostre rare strade quei branchi che i vostri turisti vengono ad ammirare? Vergogna. Vergogna perché so che questa bellezza si accompagna al sedere nudo dei nostri neri, alla sifilide, alla vita sugli alberi, alla superstizione e alla più crassa ignoranza. Ogni leone e ogni elefante allo stato libero significa attendere ancora, soffrire ancora della vita selvaggia e primordiale, sopportare ancora il sorriso di superiorità dei tecnici bianchi che vi dicono, battendovi sulla spalla: “Vedete bene, amico mio, non potete fare a meno di noi…” Ma noi vogliamo essere un continente che avanza e non accovacciato nella notte dei feticci, contemporaneo dell’elefante preistorico e del leone che ancora viene a divorare i bambini nei nostri villaggi. ….
…L’Africa si sveglierà dal suo destino quando avrà cessato di essere il giardino zoologico del mondo… Quando la gente verrà qui non più per contemplare le nere deformate da piatti e da anelli, ma le città e le ricchezze naturali, finalmente sfruttate a nostro esclusivo vantaggio”.

L'uomo nel corso della evoluzione si è tirato fuori dal fango guadagnando la posizione eretta ma gli manca ancora oggi di sviluppare un paio di organi fondamentali: l’organo della dignità e quello della fratellanza.
Per questo l'impresa di Morel di portare avanti una battaglia con l'aiuto di altri uomini può sembrare, anzi essere un'impresa disperata. E Morel per quanto la sua idea nasca da una misantropia di fondo, ha anche una grande, esagerata fiducia nella bontà dell'uomo.
“Povero Morel. Si è cacciato in una situazione senza uscita. Nessuno è mai riuscito a risolvere questa contraddizione: difendere qualcosa di umano insieme agli uomini”.
Molto bello il personaggio del naturalista Peer Qvist e quello del cinico redento, il fotografo Field. In un certo senso il personaggio di Minna, prostituta tedesca, mi pare importante soprattutto in quanto tedesca. Forse perché prostituta cioè perché ha sofferto molto, Gary le perdona il peccato originale della razza e la pone accanto a Morel nella battaglia per gli elefanti, in un gesto simbolico di riconciliazione tra uomini per una umanità con tanto di organi di fratellanza ecc.... La battaglia per la protezione della natura è in realtà una battaglia per la protezione della umanità e della libertà stessa, albero della vita le cui radici sono le radici del cielo.

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