Dettagli Recensione
Da Dickens a Biancaneve
Sono in dubbio sulla recensione di questo romanzo. È uno di quei testi di cui non posso dire che la lettura mi abbia rapita ma nemmeno posso sconsigliarlo su due piedi. Possiede due delle caratteristiche che mi piacciono in un libro: una scrittura non scontata e una trama basata sulla realizzazione personale attraverso le difficoltà; ma mentre la prima parte, relativa al flash back sull'infanzia della protagonista, mi ha appassionato, la seconda, quella in cui la vita di Rebecca prende una strada più tranquilla e banale, mi ha un po' annoiata. È come se si partisse col leggere un romanzo di Dickens: c'è la famiglia di poveri immigrati, nell'America degli degli anni 40, che vive in un cimitero, con un padre deluso e violento, una madre depressa e passiva, e una bambina intelligente che non soccombe alla bruttura; per poi passare a un resoconto realistico di vita di coppia con un uomo farfallone e brutale, e finire con la favola di Biancaneve. Man mano che si procede nella lettura cambia il ritmo, scema la tensione narrativa, tutto diventa più edulcorato e meno interessante per concludersi con un inutile epistolario. Mi sorge il dubbio che, forse, fosse nelle intenzioni dell'autrice ma l'impressione è che la storia sia stata scritta da due mani diverse. Niente da dire sulla caratterizzazione psicologica dei personaggi che c'è ed è efficace, così come mi è piaciuta la scrittura soprattutto quando, per descrivere qualcosa che è accaduto, l'autrice lo fa attraverso i monologhi/sfoghi dei personaggi. Carina la trovata del cambio di nome della protagonista, quel suo immedesimarsi in una persona 'inventata' che ha un risvolto 'giallo' che, ovviamente, non rivelo.
Indicazioni utili
- sì
- no