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'Uomini e no'
L'america profonda, rurale. L'America di cui quasi non si parla, che si pensa 'trumpiana' . Quell'America lontana perfino dalla nostra immaginazione.
Siamo a Holt, con "le casette arretrate rispetto alla strada, con il loro giardinetto striminzito e il prato antistante marrone per l'inverno". Intorno, la "campagna (...) piatta e sabbiosa, con i suoi boschetti di alberi rachitici". Vaste pianure che danno la sensazione di uno sfondo desolante.
I personaggi sono esponenti di questa comunità sfilacciata, senza tradizione, senza valori forti: ognuno nella propria solitudine a condurre una vita non colmata di senso.
Una madre che scaccia di casa la figlia diciassettenne incinta. Teppismo, violenze, bullismo e regolamenti di conti. L'idea di 'farsi giustizia da sé' . Lo Stato ben poco presente. Una scuola orrenda, in tutte le sue componenti. Poi un consumismo sessuale diffuso, licenziosità che ricade talvolta su ragazzine 'consenzienti' ridotte a consumo del dominio maschile.
Lo squallore ambientale ed estetico che fa da cornice a una deprivazione umano-esistenziale deprimente.
Quelle terre, un tempo percorse da dignitosi Indios, ora paiono calpestate da uomini e donne duramente assuefatti.
Ecco però accadere qualcosa di profondamente umano che apre il cuore : un nuovo e inaspettato nucleo familiare si sta formando. Sono i personaggi meno omologati dal nuovo conformismo della 'modernità', che dal loro isolamento tendono una mano, danno un volto alla speranza.
"Canto della pianura" non è un romanzo disperato. Haruf è scrittore che racconta pacatamente e sa cogliere le occasioni dove la scelta va verso la vita, dove c'è prospettiva, progetto, dove il dono si colma di senso.
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