Dettagli Recensione
Ricchi e poveri
Una storia di cruda realtà raccontata con uno stile esilarante. Questa è la frase che potrebbe introdurre adeguatamente questo libro, ma non sarebbe comunque abbastanza da fargli giustizia.
Come dicevo, lo stile di Kurt Vonnegut è brioso; riesce a strappare più di una risata con i suoi aneddoti che, seppure possano apparire a volte fuori luogo, in realtà sono sempre attinenti al messaggio che l'autore vuole trasmettere e lo rendono molto fruibile con l'aiuto di un sorriso, seppure amaro nella maggior parte dei casi.
Non è il primo libro che leggo di Kurt Vonnegut; il primo è stato il più acclamato "Mattatoio n.5", che non mi ha colpito quanto questo "Perle ai porci". Vi dirò la verità, questo aspetto ha fatto nascere in me il desiderio di ripetere la prima lettura, perché ho la strana sensazione che mi sia sfuggito qualcosa.
"Perle ai porci" è uno di quei libri senza trama che, tuttavia, riescono a colpirti più a fondo di un'opera dal meccanismo narrativo perfetto e dalla storia coinvolgente. Non c'è bisogno di una trama complessa per dar vita a un grande libro, e questo di Kurt Vonnegut ne è una prova lampante. Ci sarebbe da farne un discorso molto lungo.
Tutto quello a cui assistiamo sono le vicissitudini di Eliot Rosewater, un uomo ricco creduto pazzo perché ha deciso di dedicare la sua vita e il suo patrimonio alla gente più sfortunata, piuttosto che inseguire ambizioni vuote e ricoprire le più alte cariche dello Stato, che sembravano attendere soltanto la sua maturazione. Inutile dire che questa sua bontà d'animo sarà l'innesco che spingerà uomini senza scrupoli a privarlo della sua fortuna, in modo che possa essere utilizzata da uomini più "assennati".
Sono diverse le riflessioni che scaturiscono da questo libro: in primo piano c'è la questione della beneficenza, sviscerata e considerata in moltissimi dei suoi aspetti. La trattazione di Vonnegut si concentra principalmente sui rapporti tra la classe ricca e la classe povera, la prima incarnata dal ricco benefattore Eliot Rosewater, la seconda dai reietti dell'omonima città americana (fittizia) di Rosewater.
Riguardo a questo tema, che è il centrale, quello su cui è più interessante soffermarsi sono due aspetti.
Il primo aspetto riguarda ciò che spinge un esponente della classe ricca a farsi "benefattore". Nel caso del nostro protagonista, Eliot, ciò che lo spinge è quanto di più umano si possa considerare: altruismo puro e semplice, che non si aspetta nulla in cambio e che soffre di "bassa autostima", ovvero una patologia che lo porta a considerare quei gesti di carità come un qualcosa di dovuto, che non ha quasi importanza e non merita nemmeno un ringraziamento. In contrasto con quest'altruismo puro, si pone un atteggiamento diametralmente opposto, che spesso viene assunto proprio da chi, di beneficenza, non fa davvero nulla; un atteggiamento di superiorità che porta una persona ricca a considerarsi meritevole di ringraziamenti anche per quel poco che i poveri hanno, considerando questi "possedimenti" una conseguenza della prosperità che loro stessi hanno portato nel paese, pur non interessandosi ai poveri in prima persona.
Il secondo aspetto rappresenta l'altra faccia della medaglia: ovvero come la classe povera reagisce alla beneficenza "vera", quella che è rivolta direttamente nei loro confronti. Come è ovvio che sia, nessuno reagisce allo stesso modo, ma le reazioni prevalenti sono due. La prima è quella che spinge chi riceve l'aiuto a tirarsi fuori dalla melma, che vede in quell'atto di bontà un mezzo per darsi una seconda occasione. La seconda reazione è quella che porta velocemente allo sperpero, all'accettazione voluttuosa dell'aiuto per soddisfare i propri bisogni immediati, senza volgere lo sguardo al futuro. La beneficenza non si fa autrice di un riscatto, bensì diventa un mezzo per tappare una perdita che tornerà a ripresentarsi nemmeno troppo tardi. Questo porta l'uomo che ha agito così stoltamente a rivolgere tutte le sue speranze nell'uomo che gli ha concesso quella carità, a strisciare ai suoi piedi ogni volta che ne ha bisogno, sempre più spesso; un uomo che nel momento in cui dovesse mancare si porterebbe via anche tutte le speranze di quel miserabile. Inutile dire che quest'ultima è la reazione più frequente e ad essa si deve il titolo "Perle ai porci".
Una lettura interessante, da fare.
"Uno dei protagonisti di questa storia, storia di uomini e donne, è una grossa somma di denaro, proprioc ome una grossa quantità di miele potrebbe essere, correttamente, uno dei protagonisti di una storia di api."