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Che bella Marie!
Tra Marie e gli oggetti c’è un’intesa perfetta, come se le sue mani, indaffarate tra la pasta d’acciaio e il legno appena incerato, sapessero parlare all’intima natura delle cose. “Ama le mani che comprendono il linguaggio degli oggetti immobili, quelle che sanno parlare alle cose vive.” Di questo magico incanto che profuma di terra e placentari cospirazioni, si ammanta la casa, il regno dI Marie, moglie e forse donna. E sono proprio gli oggetti e le stanze i primi a perdere famigliarità, a perdere calore quando il tradimento si insinua nella sua vita e il punto di non ritorno di approssima inquietante tra le nebbie grigie di queste città soffuse, i vetri smerigliati e il profumo della minestra e del caffè. Tra le macchie verdazzurre della coste francesi, Marie conosce l’intransigenza del desiderio nel corpo di un ragazzo, le spalle sottili, i fianchi stretti, le lunghe gambe abbronzate. Marie ama Jean, suo marito, di un amore che è diventato affetto e di una cura che si è fatta materna, ma Maria aspetta Marie, senza un cognome, Marie e basta, la donna oltre la moglie. In questa dicotomia impossibile, in questo sfibrarsi doloroso dell’anima, non c’è spazio per l’annichilimento, Marie non è più l’Elise della “Donna di Gilles”, è troppo intelligente, troppo onesta e indecorosamente irreprensibile per cedere al ricatto dell’etica. E allora, nello scorrere abbacinante delle pagine, tutto è amore e sospiri, desiderio, scoperta e la scrittura si libra altissima a delineare il volo semitrasparente dello spirito.
Madeleine Bourdouxhe accompagna le sue donne verso li loro destino, con i loro pensieri, le loro debolezze, la loro intelligenza. Ci sorprendono queste donne, di cui leggiamo i pensieri, nel vuoto silenzioso che le circonda, mosse sul velo impalpabile di una scrittura luminosa e tersa. Il silenzio è il protagonista di queste pagine, il sipario che continuamente si chiude e apre su queste vite, con la tenerezza infinita della comprensione. E più di tutto, a colpire, è la magia della scrittura, il fascino misterioso della penna, il cocciuto incantesimo che lega le pagine e le infila, come perle di una collana, sull'ordito fragile di queste donne, appassionate e meravigliosamente moderne. Madeleine può ancora educare sui rapporti fra uomo e donna, sul sacrificio e sul perdono, sule dinamiche di coppie malate e uomini assenti. Perché la grande sfida di queste donne, che ora falliscono, ora riescono, è quella di scoprire se stesse, oltre il maschile, oltre l'ordine che ne ha sigillato l'esistenza.
“Nella luce del mattino la città è più bianca, altrettanto tranquilla, e di una bellezza ancora più superba. Attraversano una piazza e i loro passi fanno alzare uno stormo di colombi violetti. Sugli alberi potati a volta rimane un po' di neve. Marie li guarda: difficile riconoscerli dai rami nudi intrecciati: olmi, carpini, tigli? Quando avranno le foglie..."