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La tua vita rovesciata come un calzino
Le solite sospette di John Niven sono:
Susan (“Ancora sposata a quella barba di Barry… a cincischiare con il giardinaggio, il pane fatto in casa e il teatro dilettantesco”)
l’amica Julie, inserviente in un ospizio (“Non credevo di finire in un posto simile”)
Jill, donna moderata e timorata di Dio, che sta raccogliendo fondi per consentire al nipotino di affrontare una necessaria operazione chirurgica risolutiva (“La sindrome di De Havilland, più unica che rara”)
Ethel, ultraottuagenaria vispa come un grillo (“Questa carampana ce ne ha di grinta eh!”), irriverente, sicuramente il personaggio più esilarante (“Guarda me: ex stella del teatro e del cinema ridotta a miscelarsi i cocktail chiusa a chiave nel cesso e a rubare le caramelle alle nonnine che dormono”).
Ciascuna di loro ha un valido motivo (“Quanto ci vuole a vedere la tua vita rovesciata come un calzino?”) per imbarcarsi in un’impresa che possa cambiare il corso della vita. Tanto per fare un esempio, la povera Susan scopre cose terribili sul conto dell’insospettabile marito (“Tu sei personalmente responsabile per qualcosa come mezzo milione di sterline di debito”)…
Ecco allora l’allegra compagnia – con l’ausilio di qualche vecchia conoscenza come Terry (“Ai tempi se le sdraiava tutte”) e Stimmate (“Qualsiasi coglione può puntare un ferro in faccia a qualcuno e farsi dare un mucchio di grana”) – concepire una rapina in banca (“Julie guardò l’ottuagenaria semiparalitica, che aveva appena arruolato insieme a un ottuagenario con il girello e la bombola d’ossigeno, per fare una rapina a mano armata…”) e una fuga fino a Marsiglia e poi oltreoceano… con gli sconclusionati detective Boscombe e Wesley alle calcagna (“Gli sbirri hanno sempre un elenco con i soliti sospetti”).
Giudizio finale: esilarante, umoristico, con lieto fine.
Bruno Elpis