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Disperazione e grazia
“ Fiume di terra “ è uno splendido romanzo, di indubbia bellezza poetica, intensità emozionale, realistica e minuziosa illustrazione del reale che, come un dipinto, tratteggia un microcosmo immerso nella ferocia ed impalpabile sofferenza della sopravvivenza, accettandone indissolubilmente bene e male integrati nella struttura del racconto.
Pubblicato dalla stessa casa editrice nel 1940, ad un anno di distanza dal più celebre “ Furore “ di Steinbeck, scritto da James Still, romanziere e poeta ai più sconosciuto, solo oggi è edito in Italia.
Tratta il tema dell’ odissea ( come in “ Furore “ ) e della lotta per la sopravvivenza di un’ umile famiglia nomade che vive alle pendici dei Monti Appalachi vista attraverso gli occhi di un bimbo di sette anni, costretta a dividersi tra il duro lavoro nelle miniere ed i piccoli appezzamenti di terreno coltivati per mera sussistenza.
Un mondo affamato affacciato su disperazione e morte, ma anche consapevolezza, sottile ironia e lotta affannosa tra momenti di pura poesia e cupi affreschi del reale.
Immagini suoni, luci, colori, ombre, musica che Still riesce con maestria a miscelare ed evocare grazie alla forza ed alla espressività delle parole ed alla magia letteraria, con una obiettività e neutralità estranei a qualsiasi soggettivazione.
I fatti parlano, un mondo che respira semplicità, in cui si continua a sperare che le miniere non rimarranno chiuse per sempre e non si desidera che ritagliarsi un piccolo angolo dove stare per sempre, in cui si vorrebbe che i propri figli sapessero leggere, scrivere e fare di conto, in cui i profumi si spandono nell’ aria e per la casa e divengono più vasti della fame stessa.
Un angolo popolato di violenza, disperazione, fame, freddo, reale come la vita, dove ogni cosa e’ parte di un tutto e fa la propria parte, le stagioni scandiscono il tempo, le foreste si innalzano verso il cielo, una donna siede davanti al fuoco, la nebbia rimane appesa ovunque, la morte entra ed esce dalle case, le risate risuonano come una sorta di pianto, le ragnatele divengono fili di ghiaccio nel sole del mattino, il suono metallico di un’ ascia rimbomba da lontano rimbalzando sulla terra, si rimane in ascolto dei rumori del tempo, la pioggia continua a cadere nella lunghezza di giorni lenti e la nebbia rimane appesa ovunque.
C’è un ragazzino che ascolta e che sente gli anni come un enorme fardello sugli occhi gonfi, ed un giorno non vorrebbe essere un semplice minatore che scava buchi neri nella terra, chissà se la sua sorte è già stata scritta, ma ci sono delle cose troppo grandi che non ha ancora visto e di cui non ha ancora sentito parlare.
Indubbiamente un romanzo sulla condizione umana, tanto crudo quanto obiettivo, includente lirismo e soave voce naturalistica. Un autore sorprendentemente profondo e maturo, di una completezza fattiva ed estetica, con tocchi di pura grazia e grande qualità letteraria.
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