Dettagli Recensione
Sporco, scorretto, ma potente. Non per tutti.
Comincio facendo una premessa fondamentale: "Fight Club" non è un libro per tutti.
È quasi paradossale trovarsi a non sapere se consigliare o meno un libro che ci è piaciuto (mi capita spesso anche coi libri di Cormac McCarthy), ma proverò a scrivere una recensione che possa esservi d'aiuto a riguardo.
Cominciamo con lo specificare chi NON dovrebbe leggere Fight Club: chi è debole di stomaco o ipersensibile, sia riguardo ai contenuti sia riguardo al linguaggio, deve tenersene alla larga.
Per chi è indeciso (anche sulla propria sensibilità) ho un consiglio spassionato che normalmente non darei mai. Tuttavia, considerato che Fight Club è un'opera fuori dal comune, eccolo a voi: per capire se la lettura può piacervi o meno guardate prima il film tratto dal libro, un capolavoro di David Fincher che ha come protagonisti Brad Pitt ed Edward Norton; se riuscite a reggerlo e vi piace, allora tentate con la lettura altrimenti, come diceva Totò, "desisti". Credo che questo sia uno dei pochi casi in cui il film supera il libro, anche se quest'ultimo mi è comunque piaciuto.
Lo stile di Palahniuk secondo me è tra quelli che si riconoscono tra mille, e per quanto mi riguarda è un grosso punto a favore. A volte tende a ripetersi, ma è ovviamente una cosa voluta per dare risalto a determinati concetti o atteggiamenti. Si legge in maniera scorrevole nonostante le cose scritte spesso non siano facili da digerire.
Da come avrete capito, accostarsi a Palahniuk richiede quasi una preparazione psicologica; devo dire che nel mio caso l'approccio è stato positivo e leggerò dell'altro. Nel libro, inoltre, c'è un colpo di scena tra i più belli che ho mai incontrato (che però forse rende meglio nel film).
Ma di cosa parla Fight Club? Bella domanda. Partiamo dal parlare del protagonista: un uomo senza nome che soffre di forte stress e di insonnia, che frequenta gruppi di sostegno per malati terminali, pur non essendo un malato terminale. Lo fa perché è l'unica cosa che lo aiuta a dormire.
Ma la vera svolta arriva non tanto nell'incontro con la figura femminile del romanzo (Marla Singer), quanto con il controverso e anarchico Tyler Durden, uno dei personaggi meglio riusciti del panorama letterario e cinematografico, nel film interpretato da un Brad Pitt davvero all'apice. I due stringono un'amicizia e ben presto si trovano ad aprire il Fight Club, una sorta di circolo i cui partecipanti, per sfogare le ansie, le preoccupazioni e le insoddisfazioni della vita quotidiana si cimentano in combattimenti corpo a corpo senza esclusione di colpi. I membri del Fight Club aumentano di giorno in giorno, nonostante la prima regola e la seconda regola del Fight Club siano che non si deve MAI parlare del Fight Club. Ben presto tuttavia, non sarà difficile imbattersi in un cameriere, un tassista o un commesso che svolga il suo lavoro con un occhio pesto o la faccia lacerata dai tagli.
Ben presto, il Fight Club si evolverà in qualcosa di più spaventoso, un movimento anarchico nettamente contrapposto alla società consumistica moderna, che vuole annientarla per ricominciare da zero e che ha come unico capostipite il nostro caro Tyler Durden.
Cupo, scorretto, senza filtri, ma con un messaggio forte che, tuttavia, può essere o meno condivisibile.
"Poi sei intrappolato nel tuo bel nido e le cose che una volta possedevi, adesso possiedono te."
"È solo dopo che hai perso tutto, che sei libero di fare qualunque cosa."
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non è sicuramente un discorso semplice da affrontare con dei brevi commenti. Posso dirti che, sì, Palahniuk è decisamente sopra le righe. Sinceramente però, non mi sento di dire che la sua opera (almeno mi riferisco a Fight Club, per ora non ho letto altro ma lo farò prima che posso) sia un'americanata. Anzi, fornisce vari spunti di riflessione che non mi sono per nulla indifferenti.
Io non credo Palahniuk scriva così con l'intento di stupire, credo che scriva così perché è il suo stile, il suo essere. Seppur forte, non l'ho trovato forzato, non credo sia una scelta premeditata.
Magari facendo qualche altra lettura dell'autore saprò consigliarti sul modo migliore di approcciarlo, se vorrai. Nel frattempo mi segno i due autori che hai citato... titoli precisi da consigliarmi?
Vale.
Della Robinson : "Casa" e "Gilead".
Di Potok : "L'arpa di Davita" ; "Danny l'eletto" e "La scelta di Rewen" (i due testi formano un'unica storia : l'ultimo, ancora più bello dell'altro).
Ciao.
Vale.
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Non ho mai letto questo autore. Mi son fatto l'idea che sia 'sopra le righe', che cerchi forse di stupire con ormai convenzionali metodi, quali parolacce, descrizioni 'oscene' e altre trovate simili, che insomma produca le solite americanate cercando l'eccesso. La tua recensione mi pare che, almeno in parte , confermi il mio 'pregiudizio' .
Che meraviglia quando ci si imbatte in scrittori come Potok o Marilynne Robinson, a conferma che ci sono scrittori americani che rompono gli stereotipi e sono capaci di stupire!