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La gioia di vivere
Musica è un romanzo interessante, non bello e sincero come le confessioni di una maschera, ma criptico. Credo che possa essere considerato un tentativo di Mishima di affrontare i propri problemi e di curare se stesso. La storia parla di una ragazza bellissima che va dallo psicoterapeuta dicendo di non sentire la musica. Il terapista ritiene che la musica potrebbe rappresentare per lei l’orgasmo, cosa poi confermata dalla ragazza. Il terapista stesso ha dei dubbi su questo punto, e ritiene l’accostamento riduttivo (per la musica) e riflette che il 98% delle donne ha simili problemi senza risentirne più di tanto. La ragazza, intelligente e dilettante lettrice di psicologia, mette a dura prova l’analista mentendo e omettendo fatti importanti. L’analista ipotizza un legame/interesse incestuoso per il fratello, cosa poi confermata dalla ragazza. Altro simbolo che compare nei sogni e nell’immaginario di lei sono le forbici, elemento anche questo spiegato con difficoltà.
Io credo che la interpretazione del caso suggerita dall’analista-Mishima serva a sviare il lettore. I tre personaggi chiave, cioè analista, ragazza e ragazzo vestito di nero potrebbero essere tre facce della personalità dell’autore. L’analista sembra una sorta di super io che tenta di prendere in mano le redini della psiche compromessa dell’autore curandola in una sorta di autoterapia. In effetti il rapporto tra terapista e cliente è insolitamente conflittuale, specie da parte del terapista che instaura una specie di braccio di ferro intellettuale con la ragazza. Di lei spesso dice che mente o che non racconta fatti importanti che il terapista però in qualche modo indovina sempre. La ragazza e il ragazzo con la maglia nera potrebbero rappresentare due lati di Mishima e le forbici potrebbero essere appunto il simbolo di una personalità scissa in cui le due facce, cioè il ragazzo e la ragazza, lottano uno contro l’altra per sopravvivere. La musica non credo che rappresenti l’orgasmo. Potrebbe simboleggiare in modo molto più ampio e profondo la voglia di vivere che manca a ragazzo e ragazza o la capacità di sentire l'amore inteso in senso lato. Le forbici da ikebana celano il desiderio di curare “la pianta” asportando una delle due personalità (ma un taglio non cura la persona come potrebbe curare una pianta). Non per niente le forbici le impugna lei quando il ragazzo vestito di nero bussa alla sua porta ma poi è lei che scappa dicendo che qualcuno la vuole uccidere. A questo punto la soluzione apparentemente felice del romanzo nasconde l’impossibilità di risolvere il conflitto. Il ragazzo scompare dalla storia. Il ragazzo è il personaggio più autentico. Lo troviamo che pensa al suicidio, simile a un cormorano appollaiato sullo scoglio e lo lasciamo probabilmente al punto di partenza dato che il racconto della ragazza di essere riuscita a guarire la sua impotenza era una bugia.
Di fondo alle pagine c’è una insoddisfazione per la trattazione freudiana delle nevrosi che pone attenzione solo al corpo e ai suoi desideri. Il tentativo di risolvere il conflitto tra desideri e morale (nel caso dell’incesto) rimuovendo la morale (per abbattere il senso di colpa) e invocando il principio di realtà è inutile anche se apparentemente riuscito. Forse un tentativo più efficace sarebbe stato quello che a un certo punto fa la ragazza quando accorre al capezzale dell’uomo che odiava. Dice di avere sentito la musica nel momento in cui si è dimenticata di se stessa per aiutare lui.
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Commenti
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Sì, questo libro pur scorrevole non è affatto fra i testi migliori dell'autore; lo trovo anzi come un'opera minore se pensiamo a libri belli come "Neve di primavera", "Dopo il banchetto" oppure "Il padiglione d'oro".
Che strana terapia, poi. Freud sarebbe inorridito.