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Unico nel suo stile
Non prediligo i romanzi riguardanti la guerra, o che comunque abbiano anche un vago sfondo di conflitto, povertà e miseria. E questo non perché sono posh, ma credo che questa mia selezione derivi da un capriccio: i romanzi di guerra sono ovviamente tristi, perché penso alle morti reali che la guerra ha comportato e comporta. Il punto è che per me un romanzo non può iniziare con l'essere ovviamente triste o ovviamente felice, per il semplice fatto che non cerco un "ovviamente" in un romanzo. Insomma, deve sorprendermi.
"L'insostenibile leggerezza dell'essere" è stata l'eccezione che ha permesso di discostarmi da quel mio assurdo capriccio.
Insomma, la guerra in Boemia è diventata un palco sul quale i personaggi (sono almeno tre quelli importanti) si muovono, agiscono, pensano, cercano il loro posto nel mondo per evadere e stare meglio, com'è naturale per l'uomo. Tuttavia dal "Kitsch" non si scappa, nemmeno se Sabina parte per l'America e Tomas e Tereza vanno a vivere in campagna, perché la guerra e il Kitsch, una volta conosciuti, ti segnano a vita.
La questione però non è tragica come sembra, perché c'è amore nel romanzo, c'è soprattutto voglia di vivere ed esprimersi, c'è il tentativo di cambiare le cose, c'è la voglia da parte dei personaggi di pace (dai demoni della guerra certo, ma anche quelli che hanno dentro) e felicità. E poi c'è l'autore, fantastico, un po' disilluso, che si ostina a seguire le loro storie, inseguendo un senso, fornendo spiegazioni sul peso delle scelte dei personaggi e le loro altrettanto pesanti emozioni.
E' proprio il pensiero dichiarato dell'autore la chiave della svolta che mi ha permesso di andare avanti nelle pagine, fino alla fine. Tra tutti i personaggi è lui il mio preferito se possibile, per la sincerità della scrittura, è riuscito a raggiungermi molto più degli altri, e tutt'ora sono in bilico sul sospetto che sia stata questa l'intenzione di Kundera.
Lo stile è difficile per me da definire, direi comprensibile in primis, ma guai a saltare accidentalmente una proposizione, nel giro di pochi secondi si rischia di non capirci niente e occorre riprendere dall'esatto punto in cui la concentrazione aveva lasciato a piedi la lettura. Per me, quest'ultimo è un gran bel complimento sullo stile, in quanto significa che i concetti, anche se ripresi più volte all'interno del romanzo, non sono mai ripetitivi, ma ogni volta viene aggiunto qualcosa di nuovo che permette di vederci chiaro.
La trama è stata apprezzata per quanto mi riguarda, non certo amata alla follia, ma lo posso accettare alla luce del fatto che i personaggi sono caratterizzati tanto da essere memorabili: i sogni di Tereza fondati sulla realtà, Sabina e la sua dimensione artistica "influenzata", Tomas e il sesso con tante donne. Tutti sono speciali a loro modo, indipendentemente dal corso degli eventi. E anche questo è un complimento, se vogliamo.
Questo era il primo romanzo di Kundera che ho letto, devo assolutamente selezionarne un altro per inquadrare lo stile che mi è piaciuto molto, e avere delle conferme. Cosa consigliate
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Commenti
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Lo leggerò sicuramente, visto che i tempi duri descritti da Kundera mi hanno lasciato una ricchezza che di norma altri romanzi non mi danno.
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