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Infinito nulla o istante eterno
Il romanzo di Haig è al solito piacevole e di facile lettura con spunti interessanti. E’ adatto a un pubblico adulto e forse adolescente, anche se il tono, rispetto ad altri romanzi è abbastanza malinconico. Il tema è quello dell’highlander, dell’uomo affetto da una sindrome di Matusalemme al contrario, che invecchia cioè molto più lentamente dell’uomo normale, circa 15 volte meno rapidamente. Per questo fatto si trova a vivere una infinità di problemi affettivi, relazionali e sociali. Dall’accusa di “stregoneria” o di “patto con il diavolo” a seconda delle epoche al disagio di vedere invecchiare il compagno o la compagna, alla consapevolezza di essere un diverso con la conseguente necessità di nascondersi, di non legarsi mai e di cambiare vita in continuazione. Naturalmente l’attraversare i secoli dà anche una visione della storia differente e più lungimirante rispetto a quella di un effimero cioè di una persona normale.
Haig si immedesima molto bene in Tom, il protagonista. Sente tutta la fatica della sua condizione, l’isolamento, il dramma umano. Per risolvere queste problematiche viene creata dalla comunità degli albatros, cioè da questi soggetti a invecchiamento lentissimo, una specie di società segreta con le sue regole. Tale società si prefigge il controllo. Un controllo non solo finalizzato alla propria difesa e sopravvivenza ma anche alla affermazione soprattutto di qualcuno degli albatros. Insomma si crea una specie di dittatura in cui lo scopo di controllare gli altri membri della società diventa preponderante sull’obiettivo della reciproca solidarietà. L’adesione a questa società tende a mettere i membri al di fuori della morale comune (per esempio ordinando degli omicidi) e diventa inconciliabile con la morale comune e le sue comuni aspirazioni, prima di tutto l’amore in qualunque sua forma e declinazione. Gli albatros devono cercare il piacere, ad esempio quello che viene dall’arte, ma mai l’amore. Queste pagine sulla società segreta sarebbero state interessanti ma sono poco esplorate e lasciate (un po’ troppo) all’immaginazione del lettore. A Haig interessano altri aspetti psicologici e relazionali. Queste vite lunghissime che incrociano le effimere e se le lasciano alle spalle e spesso finiscono nella disperazione, per cui la estrema lunghezza diventa anche estrema vacuità e solitudine. L’idea di Haig è che un solo istante di vero amore, cioè di amore puro contiene in sé tutta l’eternità che queste vite lunghissime e vuote sfiorano dopo averla svuotata di ogni attrattiva.
E’ un libro che riafferma la superiorità dell’amore in tutte le sue forme purchè puro sul piacere e sul potere che sono vuoti surrogati e anche sul tempo. Afferma anche la necessità del coraggio e del rischio mentre la ricerca del potere o l’asservimento al potere richiedono minori risorse mentali.
“Ma quando invecchi, Anton, ti rendi conto che in realtà non la passi mai liscia con niente. La mente umana ha delle prigioni….
….Non puoi scegliere dove nascere, non puoi decidere chi non ti lascerà. In realtà non sono molte le cose che puoi scegliere. Nella vita esistono correnti immutabili, proprio come nella storia. Ma nel suo interno c’è ancora spazio per la scelta.
…Prendi una decisione sbagliata nel presente e quella ti perseguita, proprio come il Trattato di Versailles nel 1919 ha preparato il terreno per l’ascesa al potere di Hitler nel 1933.
….Molti parlano di una bussola morale e io credo che sia vero. Sappiamo sempre cosa è giusto per noi stessi, qual è il nord e qual è il sud. Devi fidarti di questo Anton.”