Dettagli Recensione
Lungo viaggio includente
L’ incedere della vita di un uomo ( Stoner) nei propri tratti salienti, una descrizione fredda, semplice e lineare a svelare dinamiche e perigliosita’ della vita stessa.
Sembra che William Stoner attraversi silenziosamente e pacatamente il fluire degli anni, da estraneo, annettendosi allo scorrere del tempo, uniformando azioni e sentimenti, oggettivandone il trascorso.
L’ incipit del romanzo ne è l’ epilogo, rappreso in quella indifferenza e silenziosa presenza di un vago e stemperato ricordo.
Ma poi, nel fluire della storia e tra le righe, scopriamo quanto le stagioni della vita impongano riflessioni e tentennamenti, scelte obbligate, desideri celati, rinunce, amarezze, amore, solitudine e riflettiamo su quanto egli abbia vissuto pienamente.
Unico figlio di una famiglia solitaria tenuta insieme dalla fatica, presto riconosce la necessità di un cambiamento, di una svolta necessaria, l’ allontanarsi da quel mondo rurale in cui il passato sorge dalle tenebre ed i morti tornano in vita di fronte a lui.
L’ università, l’ amore improvviso e devastante per la letteratura dopo l’ ascolto di un sonetto di Shakespeare gli regalano un senso di estraneità, un misto di pietà ed amore distante nei confronti della propria famiglia.
Da quel momento solo presso l’ università della Columbia proverà una sicurezza ed un calore mancatigli sin da bambino, un rifugio per sempre. La ricerca di un senso nell’ insegnamento contrapposto ad un matrimonio da subito fallimentare riveleranno il bisogno di dare un ordine a se stesso, diventando un buon insegnante, un senso del tutto sconosciuto nella propria vita matrimoniale.
Ci sarà un momento in cui chiedersi se la propria vita sia degna di essere vissuta e se mai lo sia stata, guidato dalla consapevolezza che alla fine tutte le cose sono futili e vuote e svaniscono in un nulla inalterabile.
Ci sarà una stagione in cui Stoner pare rimuovere la coscienza dal corpo che la contiene ed osservarsi dall’ esterno come un estraneo che ripete i gesti di sempre in modo stranamente famigliare, ma a quarantadue anni non vedrà nulla di emozionante nel suo futuro.
Apprenderà che l’ amore non è un fine ma un semplice processo di conoscenza e che la figlia Grace è una creatura aliena al mondo, costretta a vivere dove non può sentirsi a casa, avida di tenerezza e quiete ma costretta a cibarsi d’ indifferenza, insensibilità e rumore.
Gli anni successivi alla seconda guerra mondiale saranno i migliori della sua carriera e della sua esistenza. Con la piena maturità una riflessione profonda, se stesso lontano da se’ e mai così addentro, lo studio come valore intrinseco e non un mezzo in vista di qualche fine specifico.
Il tempo scorre verso un pensionamento prossimo ed indesiderato, non riuscendo a pensarsi vecchio mentre una rinnovata intimità con la moglie Edith parrebbe l’ inizio di un nuovo amore, perdonandosi per il male che si sono fatti l’ un l’ altra.
Ma è in quel momento che vedrà la propria vita con gli occhi di un altro, un vero fallimento.
Ha voluto l’ amicizia, la sicurezza e quiete matrimoniale e non ha saputo cosa farsene, tanto che si è spenta. Ha voluto l’ amore e ci ha rinunciato, ha voluto essere un insegnante e lo è diventato, ma sa di essere stato un insegnante mediocre. Ha sognato l’ integrità ed ha trovato la superficialità, ha concepito la saggezza ed ha trovato l’ ignoranza.
Una piccola parte di sè tra le pagine di un libro incompiuto e che li’ rimarrà per sempre, nella solitudine di gesti ripetuti, in una malattia improvvisa e devastante, nella indifferenza di un vago ricordo, in dialoghi rari, nel suono mozzato di un nome qualunque, nella certezza di una fine imminente, in se stesso, semplicemente William Stoner….
Che cosa rende questo romanzo un piccolo gioiello? Una indubbia linearità stilistica, descrizioni accurate, personaggi controversi, il semplice incedere dei giorni, ripetuti, riflessioni di una vita e su una vita, un certo distacco includente, un antieroe intransigente e scrupoloso ( accademicamente ) quanto impacciato ed affettivamente controverso, un senso di straordinaria normalità e riflessione sul senso dell’ esistere, mai così superficialmente profondo.
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Anche a me questo libro è piaciuto molto. Sì, forse "superficialmente profondo" gli si addice abbastanza.
Assai gradevole la scrittura dell'autore, che non intende scioccare il lettore con l'ostentazione di un linguaggio aggressivo. Anzi, ho percepito un grande rispetto per il lettore, come d'altronde verso il personaggio di Stoner, il cui nome proprio quasi coincide col cognome dello scrittore. Coincidenza non casuale.