Dettagli Recensione
IL GIOCO DEGLI SCACCHI, METAFORA DELLA VITA
Come in “Amok” (che, ricordo, narrava di una irrazionale e inesplicabile follia omicida, una sorta di “idrofobia umana”) anche in questa brevissima novella la protagonista assoluta è un’ossessione, una monomania, che rischia di portare chi ne viene posseduto alla pazzia. E come in “Amok” (il cui io narrante era spinto dal “fascino sconvolgente” per le situazioni psicologiche estreme e per le singolari persone che le incarnano) anche in “Novella degli scacchi” abbiamo un narratore il quale è attratto da “tutti i generi di persone monomaniache, chiuse in un’unica idea”. Persino la struttura narrativa è praticamente identica: un viaggio in nave nel corso del quale una lunga confessione e un colpo di scena finale suggellano il senso del libro. La differenza tra le due opere è che tra l’una e l’altra intercorrono venti anni, e fatalmente Zweig si trova a fare i conti non solo con gli strascichi della “finis Austriae”, ma anche con l’avvento del nazismo, con l’Anschluss e con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Ecco quindi che il dottor B., che è il vero protagonista del racconto (ben più del suo antagonista, il campione mondiale di scacchi Czentovic), è costretto a subire non solo il prepotente affacciarsi di una classe di “specialisti”, di uomini-robot che eccellono in un unico campo delle umane attività e per il resto fanno sfoggio di una disarmante ignoranza e mancanza di cultura, neo-barbari che non hanno alcuna remora morale a calpestare e mettere brutalmente da parte un’aristocrazia ricca di valori, di educazione e di buon gusto, ma inevitabilmente giunta al tramonto della storia; a subire non solo questo – dicevo – ma anche la subdola violenza di un’altra barbarie, politica questa volta, quella dei nazisti, pronti a usare tutti i mezzi per annientare gli avversari e diventare in breve tempo i padroni del mondo. Stefan Zweig dice tutto questo con il suo inconfondibile stile di estrema chiarezza, pulizia e precisione formale (oltre che di eccezionale economia narrativa: qui veramente si può dire che non c’è una sola parola superflua, tanto la sua prosa è asciutta ed essenziale, pur mantenendo una incontestabile eleganza di fondo), in una mirabile sintesi tematica che usa il gioco degli scacchi come folgorante metafora della vita. Gli scacchi per Zweig simboleggiano non soltanto la lotta tra il bene e il male, tra la vita e la morte, tra il conscio e l’inconscio, ma, con il precipitare del dottor B. nella schizofrenia, rappresentano anche la condizione psicologica dell’uomo del Novecento, condannato a vivere sulla sua pelle la tragedia della dissoluzione e della frammentazione dell’io.
Indicazioni utili
Commenti
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |
Ordina
|
Un punto debole della novella è secondo me rappresentato dalla totale e "manichea" contrapposizione a questo personaggio del Dottor B., erede di tutte le virtù del buon "mondo di ieri". A mio avviso davvero Zweig neanche poco prima del suicidio aveva capito davvero ciò che era successo dall'inizio del '900 in poi. In questo mi fa quasi tenerezza.
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |