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Arte e vita, quale il cammino?
…” Guardava verso la nuova vita, che non sarebbe più stata un vagare a tentoni nell’ oscurità, ma un cammino in salita ripido ed audace. Prese commiato dal dolce crepuscolo della giovinezza. Povero ed in ritardo stava ora nella luce del giorno e non voleva più perdere nemmeno un attimo prezioso “…
Johann Veraguth, pittore di una certa fama, sposato con Adele e padre di Pierre ed Albert, vive il logorio di una profonda crisi esistenziale e la necessità di un cambiamento artistico e personale.
Da tempo il suo matrimonio è in crisi e sopravvive esclusivamente dell’ amore per il piccolo Pierre, Albert lo odia ed è legato visceralmente alla madre, mentre Adele ha smarrito quella vita meravigliosa di cui ha continuato a serbare e a coltivare il desiderio segreto.
Il profondo realismo dei dipinti di Johann contrasta con il senso di isolamento e la necessità dello sguardo nel caos caratterizzando l’ artista insieme al desiderio di ridare un senso alla propria esistenza di uomo ed alla istintualità e disincanto che solo il mondo puro della fanciullezza sa cogliere e rappresentare. È per questo che vorrebbe dipingere quadri non stilizzati, semplici e spontanei, visti con la purezza degli occhi di un bimbo.
A Rosshalde si respira un’ atmosfera di solitudine e testarda autosufficienza in una quotidianità famigliare agli sgoccioli, i dissidi intraconiugali sono cresciuti negli anni, Johann ormai vive come uno scapolo e Pierre sta seduto tra due estranei.
La dissolvenza della sua vita, la delusione delle aspettative giovanili e la condanna ad una esistenza menomata, senza gioia, contrasta con la parte più profonda della propria natura.
Un artista sempre controllato, lucido, che vive senza capricci ed insicurezze all’ interno del suo laboratorio, ma nella vita privata un dilettante, che ha fallito nella ricerca della felicità.
Un uomo dalle cui mani non sono mai usciti dei quadri non riusciti, ma che soffre il peso di innumerevoli giorni ed anni di fallimento, di tentativi naufragati di amare e vivere.
È vissuto di inconsapevolezza, ereggendo difese contro il dolore, nel tentativo di infondere alla propria arte ricchezza, profondità e calore che la sua vita è andata perdendo, consapevole che solo chi spera è realmente felice.
Ed allora come si rapporta l’ artista con il mondo, quale la relazione con gli affetti più cari e con l’ autenticità della vita? La fuga da tutto, in primis da se stesso, è stemperata e svanita grazie al rapporto amoroso con il figlio Pierre, che inutilmente ha cercato di avere tutto per se’, e che spesso, come lui, appare teso, silenzioso, infelice.
Tormenti ed oppressioni sono sovrastati dalla amorosa apprensione per il suo piccolo improvvisamente colpito da un male incurabile.
La visita dell’ amico Otto e l’ ansia spasmodica per le sorti di Pierre ridiscuteranno i termini del proprio essere, vivendo intensamente una atroce sofferenza, perdonando, rivalutando la figura di un artista non più escluso dalla socialità, rigettando il vecchio conflitto con la vita, segnando in ritardo una nuova ed armoniosa presenza, con una presa di coscienza ed un rinnovato desiderio di agire dopo avere accettato il proprio destino.
Un romanzo denso, intenso, toccante, poetico, un testo autobiografico inglobato negli scritti definiti “ biografie dell’ anima “ ( si pensi a “:Geltrude “ ) dall’ autore stesso, in cui riemergono momenti e temi della sua infanzia, l’ azione lascia il posto a riflessione ed attesa ed i sentimenti profondi dell’ umano sentire riaffiorano nel respiro dei personaggi, sempre velati di melanconico romanticismo, e da uno sguardo turbato e conflittuale, lo sguardo dell’ artista e dell’ uomo posato su di se’ e sul mondo.
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Un libro letto vari anni fa. Ne ho un ricordo positivo, benché sbiadito. Posso comunque dire di condividere sostanzialmente la tua valutazione.