Dettagli Recensione
La grande attrazione
Questo libro ricorda Comma 22 per il modo ironico e scanzonato ma anche serio di descrivere la guerra nella sua assurdità. Ogni aspetto della guerra viene reso guardandolo con due occhi di bambino. Aerei nemici, morti, fiamme verdi, il serpente addomesticato. La gente si uccide non perché c’è una guerra o per vincere o per la patria. Tutti questi aspetti sono marginali. Lo scopo principe sembra lo spettacolo, come se tutto fosse un grande cartone animato messo su per impressionare un bambino. E’ con questi occhi di bambino ingenui e cattivi, ma di un egoismo assoluto e senza colpa, che i protagonisti guardano e si muovono nello scenario finto (per come viene percepito, cioè assolutamente irreale) della guerra. E’ il grande spettacolo della morte, la Grande Attrazione: perciò si mercanteggia con i nemici, ma allo stesso tempo si spara su altri nemici proprio quando si vogliono arrendere. In tutta la storia non c’è un briciolo di compassione umana ma solo lo stupore assoluto davanti allo spettacolo della morte: gli aerei che corrono in direzione dell’arcobaleno, che restano appiccicati al cielo e si sciolgono come gelati; l’uomo colpito da un proiettile che si illumina dall’interno e poi viene ridotto in cenere; i compagni che restano immobili congelati dal freddo; i compagni consegnati ai nemici o uccisi perché deboli o noiosi o poco adatti a sopravvivere; le pecore che hanno paura, scappano con una certa strategia (mentre gli uomini ne sembrano incapaci). C’è quasi più compassione per la pecora nel resoconto della guerra che per l’essere umano, dato che la pecora non ha colpe.
Tutto il libro è molto bello, originale, interessante perché il punto di vista dell’imboscato rende alla perfezione senza ombra di dubbio l’assurdo. Il libro racconta la meraviglia per l’assurdo spettacolo della morte che come ogni spettacolo ha la sua bellezza e piacevolezza.
Il finale è la parte meno riuscita, comunque il libro è bellissimo. Forse ci voleva anche qui una idea geniale come in Comma 22 per una conclusione all’altezza della storia.