Dettagli Recensione
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Una violenta resilienza femminile
Dorothy Allison con La bastarda della Carolina confeziona:
“un piccolo gioiello di resilienza attraverso una scrittura impavida e soprattutto sincera, che scava scava fino a sfiorare l’autentico”.
La scrittrice negli Usa è paragonata a William Faulkner e Flannery O’Connor, e con questo testo, che narra di abusi e di terrore, giunge in Italia dopo un quarto di secolo, e raggiunge un livello di narrazione splendido. Il libro pubblicato per la prima volta nel 1992, fu bandito dalle scuole, perché troppo crudo. A suo favore si schierarono autori importanti come Stephen King.
Protagonista della vicenda raccontata è Ruth Ann Boatwright detta Bone, che è stata registrata alla nascita come “bastarda”, perché il nome del padre era sconosciuto alla zia e alla nonna che l’avevano iscritta all’anagrafe. La madre ha solo sedici anni, e successivamente sposerà un uomo che, dopo averle dato un’altra figlia, morirà in un incidente. Incontrerà Glen Waddell, e lei, sola e disperata, accetta il suo corteggiamento. Tutti lo dissuadono da quell’uomo, ma lei non riesce a cogliere la realtà e quando si renderà conto di chi è quell’uomo e di ciò che è capace di fare sarà troppo tardi.
Il testo è violento e brutale La descrizione di Bone che subisce le violenze del patrigno, le cinghiate e i pugni sono una botta diretta allo stomaco di chi legge. Pare quasi di sentire le urla della piccola bambina. E’ una lettura cruda, devastante, che non concede nulla. Ho faticato a leggere questo libro, soprattutto per il senso di violenza che viene narrato in modo perfetto, ma che è in sé a dir poco sconvolgente.